Espandi menu
cerca
L'albero della vita

Regia di Darren Aronofsky vedi scheda film

Recensioni

L'autore

stanley kubrick

stanley kubrick

Iscritto dal 6 ottobre 2010 Vai al suo profilo
  • Seguaci 73
  • Post -
  • Recensioni 153
  • Playlist 13
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'albero della vita

di stanley kubrick
6 stelle

Film difficile, che necessita di più di una visione apparente, un rompicapo complicato da risolvere anche grazie allo strano finale mischiato a effetti speciali. Aronofsky continua il suo discorso sulla psiche umana e la sua derivativa ricerca di un mondo migliore. Ne L'Albero Della Vita i mondi formano una trilogia, che diventa praticamente il triangolo dei Maya che porta all'assoluzione totale, alla liberazione della parte contrastante che ti affligge dal dentro. Nel passato vediamo un conquistadorès che si batte per trovare l'albero della vita cosicchè potrà vivere per sempre con la donna che ama, nel presente il protagonista è uno scenziato che tenta in tutti i modi di curare il tumore che affligge la moglie, fino a chè scopre che un albero può curare tutte le malattie e far regredire i tumori, infine nel futuro lo spettatore intravede un uomo pelato tormentato dallo spirito della moglie, davanti ha l'albero della vita, che gli serve per far resuscitare la donna dell'anima.

Il vero punto di riferimento del regista è la fase della contemporaneità. Tutto quello che succede nel passato è legato indissolubilmente a quello che avviene prima e dopo. Lo scienziato è afflitto dal dentro, perchè sa che prima o poi la moglie morirà, dato che ha un tumore ormai in forma avanzata. Le immagini del futuro si mischiano con quelle del presente grazie a una luce accecante che rappresenta il primo padre, eterna vita che si dirama tra più mondi. La Spagna e la questione sui conquistadorès e sul tribunale dell'inquisizione si collega al presente tramite il libro partorito dalla mente della moglie dello scenziato. Mentre invece la dimensione metafisica è rappresentata da una galassia morente che rappresenta, per i Maya, il regno dei morti.

Ci sono alcune scene veramente difficili da interpretare. Le immagini distorte che cambiano nel tempo sono il marchio di fabbrica del film di Aronofsky, una sola scena è cambiata tre volte nel corso della pellicola, e succedono sempre nuove cose dopo questi cambiamenti. L'amore è rappresentato dalla voglia di salvare la donna dell'uomo in un contesto psichico mentre invece si ritrova nell'anello perduto e poi ritrovato di nuovo all'interno della realtà, rappresentante le cose materiali. Se notate, quando lo scenziato perde l'anello, è praticamente disperato perchè non riesce ad amare sua moglie e quando quest'ultima muore, si punzecchia la pelle e tinge il sangue con l'inchiostro per poi costruire un anello nero. Il colore che si dirama (come i rami dell'albero della vita) sull'anulare dello scenziato è direttamente proporzionale alla paura che adesso pervade il suo io, quello vero, trasformandolo in un super-io fastidiosissimo, che lo turba, lo contrasta, lo macchietta per tutto il resto del presente. La sua mente è devastata perchè non è riuscito a salvare la moglie mentre invece ha tenuto ancora in vita una scimmia che serviva per esperimenti scientifici. La prima è importante per l'amore, l'altra per il lavoro. Questo connubio viene stravolto dal cervello oramai bruciato dello scenziato, che sembra andare avanti come se nulla fosse successo, come se quella bara sotto la neve è soltanto legno per ardere il fuoco mistico della vita, quello che dà quel liquido bianco che partorisce nuovi fiori all'albero della vita.

L'albero della vita, nel futuro, sembra un essere umano. Quando l'uomo pelato avvicina il naso e la bocca per sussurrare qualcosa alle radici e al tronco, peli sottilissimi e inncui sembrano muoversi per annuire, in modo da far capire all'uomo che lui sente. Le radici che non lo fanno staccare dal terreno sono metafora di vita lunga, dato che dall'epoca del passato a quella del futuro, sono allungate in maniera preoccupante, quasi univoca e assolutoria. Questo allungamento definisce la scienza, dal 1500 al ventiseiesimo secolo i progressi della scienza sono notevolmente aumentati cosicchè la ragione degli uomini normali ha lasciato il divino per raggrupparsi al creativo e al nuovo. L'uomo protagonista delle immagine future (fotografate meravigliosamente) sembra essere l'unico che ancora crede all'albero della vita, sembra non amare vedere sfrecciare in città tecnologiche macchine volanti o treni lunghi più di tre chilometri, il primo padre quindi diventa lui, anche perchè è divino, sobrio e audace, oltre che terribilmente innamorato di un fantasma che adesso vaga intorno a lui, che gli consiglia il metodo più giusto o forse addirittua quello sbagliato.

Il passato è legato al futuro tramite la figura del primo padre. Il conquistadorès protagonista è l'unico che si interessa del futuro dell'amata Spagna. In un mondo corrotto dove tiranneggiano gli inquisitori e dove la chiesa rischia veramente di subire un collasso temporale e spirituale, oltre che psicologico, i buoni sono limitati e i conquistadorès oramai sono ridotti all'osso, tanto che si fanno la lotte da soli. Se non ci fosse stato il passato, questa pellicola non aveva un senso, dato che è proprio nel 1500 che l'uomo collettivo scopre l'albero della vita, i padri tramandano ai figli la leggenda mentre la porta Maya è ancora aperta e l'albero della vita sta aspettando il rifiorire. Alla fine, guardare in cielo e trovare un ispirazione, trovare un qualcosa che non sia normale e che va oltre anche il paranormale è l'unica cosa che spinge il conquistadorès a trovare l'albero della vita.

Il tema del divino e dei tre mondi viene spiegato attarverso messaggi allegorici. Nel finale, gli effetti speciali prendono il sopravvento insieme alla noia dello spettatore nel vederli. Tutto viene spiegato con troppo semplicità, come se la ragione umana fosse autodidatta. Aronofsky voleva fare un film più difficile da spiegare e capire di 2001 Odissea Nello Spazio e c'era quasi riuscito. La fotografia è la cosa migliore del film insieme alla recitazione di Jackman e della Weisz. La regia è strana, sembra voler imitare qualcuno ma non riesce negli intenti, ottimi anche i costumi del passato e del futuro.

Alla fine, l'unica spiegazione razionale è la pazzia miscelata a vite parallele, perchè i tre uomini e le tre donne dei tre mondi, erano sempre la stessa persona. Guardare in alto e vedere la luce significa che potresti vedere l'albero della vita e nutrirti di esso, ma non con avidità, altrimenti rischi di diventare vegetale e non aver mai assaporato la vita come ti è stata proposta. Sogni malinconici. 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati