Regia di Darren Aronofsky vedi scheda film
"La morte è una malattia come le altre; c'è una cura e io la troverò". Ecco, basta sapere che in un film è contenuta una frase di questo livello per poterlo evitare accuratamente; se non avete avuto la fortuna di essere stati avvertiti in anticipo e vi siete imbattuti in questo film di Aronofsky convinti di vedere la nuova delirante visione dell'autore di Pi greco, purtroppo rimarrete profondamente delusi: si tratta piuttosto della nuova imbarazzante messa in scena pseudofilosofica, banale e banalizzante, dell'autore di Requiem for a dream. Fortunatamente il regista lascerà poi cadere le sue velleità esistenzialoidi e tornerà ad un buon cinema solido ed efficace (caratteristiche che mancano quasi del tutto a questo Albero della vita) con The wrestler. Qui si sbadiglia per poco più di un'ora e mezza: troppe pretese, poca concretezza. Davvero brutto, non girato male o senza idee: proprio brutto.
Su tre binari paralleli scorrono le storie di un uomo: conquistador spagnolo a metà del secondo millennio; scienziato che cerca una cura contro i tumori ai giorni nostri; astronauta in un futuro lontano qualche secolo. La ragione dei suoi viaggi e delle sue ricerche sta nell'amore per la sua donna morente.
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