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Friends with Money

Regia di Nicole Holofcener vedi scheda film

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La recensione su Friends with Money

di sasso67
4 stelle

Spira il vento di Manhattan in questa commediola diretta da una Woody Allen in gonnella, fattasi le ossa con la serie televisiva "Sex And The City". E purtroppo non è un gran bel vento, sentendosi la forte impronta del Woody Allen degli ultimi tempi, quello dei suoi film più fiacchi, verbosi e ripetitivi. Qui si narra delle vicende preminentemente sentimentali di quattro donne e dei loro (per chi ce l'ha) mariti. Jane è una stilista, sposata ad un bravissimo uomo in odore di omosessualità, la quale sfoga la propria aggressività nei luoghi pubblici (parcheggi, negozi, ristoranti). Christine è una sceneggiatrice il cui rapporto con il marito è ormai alle ballodole, e decide di cambiare tutto perché nulla (salvare il matrimonio) cambi, salvo far finire proprio tutto a carte quarantotto. Olivia è una zitella sventatella che non sa bene cosa fare della propria vita e, dopo una relazione con un uomo sposato, si mette a fare la donna delle pulizie in appartamenti di lusso, così come uno potrebbe fare il nuoto sincronizzato o diventare buddista. Franny e il marito Matt, invece, sono ricchissimi e partecipano in continuazione a cene ed eventi per la donazione di soldi a nobili cause. Incastonate tra due cene, le vicende del film propongono alla fine la stessa situazione di partenza - tre coppie e un'anatra zoppa - anche se leggermente rimescolata (Christine si è separata e Olivia ha trovato un buon cazzone). Per la verità, film come questo, che mischiano l'ultimo Allen alla pubblicità poco occulta di grandi marchi (qui spopolano, senza alcuna necessità narrativa, la Apple e la Lancome), interessano meno che niente. Girano a vuoto intorno a un'umanità che non si capisce bene fino a che punto la regista intenda veramente satireggiare e mettere alla berlina oppure indicare come possibile modello di felicità. La mancanza di valutazione riguardo alle conseguenze dei propri comportamenti (la ristrutturazione della casa di Christine) e la difficoltà di comunicare con il resto dell'umanità (ancora Christine e gli operai ispanici), se non in forme aggressive (basti pensare alle scenate di Jane) pongono questa alta borghesia all'interno di un mondo tutto suo impenetrabile e impermeabile da e verso l'esterno. Ma non sono troppo convinto che questo, per la Holofcener, rappresenti un difetto, tanto è vero che anche lo sgraziato nuovo fidanzato di Olivia, alla fine, si rivela essere un riccone. E vissero felici e contenti. L'unico personaggio descritto come veramente positivo è Aaron (interpretato da un bravo Simon McBurney), il marito di Jane, che tutti ritengono omosessuale, anche se forse è soltanto in cerca di amicizie più vere di quelle dei gala di beneficenza. La regista, però, gli mette intorno troppi gay veri o presunti che sembrano tutti concupirlo, con il rischio di eccedere in grottesco e di apparire sempre sul punto di scivolare nella farsaccia becera. (21/09/2007)

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