Regia di Piotr Uklanski vedi scheda film
ero molto dubbiosa su questo primo western polacco. ho visto un film in alcuni tratti geniale, sicuramente divertente, talmente improbabile come western da divenire esaltante. ottima fotografia, colori appropriati, godibile interamente.
gli stereotipi ci sono tutti, dalla scenografia scarna in un west ricalibrato, la donnina sfatta proprietaria del saloon, lo straniero cacciatore di taglie, lo scemo del villaggio che trasforma la forca in altalena, lo sceriffo alcolizzato ed ex militare decorato e via caratterizzando. lo straniero uccide il ricercato, arriva nel villaggio dove i pochi personaggi vivono "sputandosi in faccia" i loro drammi in un inglese didascalico ma forse per questo efficacissimo. e così la storia della riscossione della taglia si incrocia con la storia d'amore tormentata tra lo sceriffo e la proprietaria del saloon.
indovinata sia nella "canzonetta" malinconica che da il titolo al film che nei brani che sottolineano le scene clou. Bella l'idea di far cantare la pistola
forse solo il testo della canzoncina della pistola che innegggia alla pace e dice che non è stumento di morte ma sono gli uomini a renderla tale. scontatissima ma molto probabilmente è proprio questo che il regista, che nulla lascia al caso, voleva come effetto.
il suo personaggio è forse il più assurdo di tutti, riesce a far ridere anche con una involontaria mutilazione
unica donna riesce a far sorridere, commuovere e ad assumere un'aria decadente e sfatta senza che per questo ne risenta la bravura
lo sceriffo ex eroe ubriacone, che disserta di vodka e wisky, innamorato disperato come un liceale, che proclama di volere giustizia è impagabile quando si china e con tenerezza spezza un fiore che poi riapparirà nella canna del suo fucile
unico interprete già visto in altre pellicole non polacche, quasi muto per tutto il film, calato perfettamente nelloa parte
che dire di un cadavere che riesce a tenere la scena e, ad essere il filo conduttore della storia anche da morto?
la regia ha lampi di genialità. uklanski cita sergio leone ma anche tarantino e Jodorowsky di El topo, e si lancia in inquadrature azzardate facendo vivere allo spettatore la storia da più angolazioni. uklanski mette nel film molta della sua arte pittorica
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