Regia di Zhang Yuan vedi scheda film
Zhang Yuan è uno dei registi cinesi contemporanei più sopravvalutati. In vita sua ne ha centrate poche, e il fatto che molti suoi film siano risultati importanti per il contesto politico locale (indipendenza, guai con la censura) non è di per sé un avvaloramento. Sono stati tutti strombazzati e premiati i suoi lavori, Bastardi a Pechino, East Palace, West Palace, Diciassette anni, e tutti immeritatamente. L?unico che non s?è filato nessuno è ovviamente il migliore, il più innovativo, e quello generalmente più odiato, Green Tea. Figuriamoci che il regista s?è pure portato a casa il premio Robert Bresson 2006 assegnato tra gli altri dalla ?Rivista del Cinematografo?. Andiamo bene. E con La guerra dei fiori rossi ha vinto addirittura l?Infinity Festival. L?asilo nido e i 135 interpreti bambini non fanno certo di default un Vigo o un Truffaut. La vita all?interno di questo ?mini-carcere? è specchio incerto tra la filosofia di regime (forgiare l?uomo secondo parametri rigorosi, ai quali lui deve soltanto obbedire in silenzio) e la ribellione verso la libertà (il protagonista Qiang è un discolo da sberle): un colpo al cerchio e uno alla botte, così è contento chiunque. Confezione internazionale: attenzione alla musica atroce di Carlo Crivelli, emblematica.
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