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La ricompensa del gatto

Regia di Hiroyuki Morita vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La ricompensa del gatto

di Will88
5 stelle

Anche se a tratti un po’ sbrigativo e con uno sguardo rivolto all’infanzia, "La ricompensa del gatto" non tralascia di mandare un messaggio anche al mondo degli adulti, per i quali, a volte, è persino più difficile accettarsi e crescere, cercando di «salvare sé stessi» prendendo consapevolezza dell’importanza delle proprie scelte.

La Lucky Red ha riportato in sala, solo il 9 e 10 febbraio, "La ricompensa del gatto", lungometraggio d’animazione prodotto dallo Studio Ghibli nel 2002, continuando la riproposizione delle opere della casa d’animazione giapponese dopo l’annuncio del ritiro del co-fondatore Hayao Miyazaki (anche se questa notizia pare sia stata smentita in un secondo momento dal regista). Il film, diretto da Hiroyuki Morita, narra la vicenda di Haru, una ragazzina che, dopo aver salvato un gatto che sta per essere investito da un camion, scopre che lo stesso felino è nientemeno che il principe del Regno dei Gatti. Hiroyuki Morita crea dei gatti antropomorfi, che riescono a comunicare con Haru, grazie al dono che questa possiede sin dall’infanzia. Questa capacità magica, unita alla cura con cui Haru tratta i gatti (in una non troppo velata cornice animalista) e al salvataggio del figlio del re, la fanno diventare promessa sposa del principe e viaggiare nel mondo parallelo del Regno dei Gatti. Gli aiutanti della protagonista, in questa fiaba cinematografica, sono Barone e Muta, due gatti (uno fine nei modi, l’altro più brusco e sbrigativo) che comprendono l’imbarazzo della ragazza e l’aiutano nel risolvere la situazione che si è venuta a creare. Questi due personaggi, provenienti dal film, scritto da Miyazaki, "I sospiri del mio cuore" (1995, in cui hanno però parti marginali), aiutano la ragazza ad attraversare un mondo che ricorda molto quello di "Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie". L’incontro tra i due mondi (quello umano e quello felino) portano Morita a costruire, come spesso accade nei film d’animazione, un racconto di formazione in cui la consapevolezza delle proprie capacità comunicative, la scoperta di un mondo nuovo (dove gli animali hanno atteggiamenti umani) e la mutazione di Haru da umana a gatto portano la ragazza a crescere con una nuova consapevolezza della propria persona e con l’affermazione della propria libertà e delle proprie scelte. Accade molto spesso, infatti, che gli aiutanti spronino la protagonista ad una crescita personale, facendola riflettere prima di tutto sulla propria personalità e sull’imparare ad essere se stessi, attraverso una trasformazione che sia positiva, più verso il progresso che la mutazione. Lo svolgimento della trama, soprattutto nella parte finale, sembra a tratti sbrigativo, ma non manca mai di fornire elementi divertenti e caratterizzazioni particolari, che fanno breccia nel cuore dei più piccoli, anche grazie ad un livello di lettura molto semplice ed immediato. L’animazione dello Studio Ghibli è anche in questo caso facilmente riconoscibile, grazie alla cura del tratto ed alle tonalità pastello uniformi, ai quali non corrisponde però una buona caratterizzazione psicologica. In ogni caso, si possono notare alcune buone trovate stilistiche, che risultano efficaci anche a livello narrativo nel risolvere alcune situazioni, come la spirale animale formata dai corvi nella parte finale del film. Anche se a tratti un po’ sbrigativo e con uno sguardo rivolto all’infanzia, "La ricompensa del gatto" non tralascia di mandare un messaggio anche al mondo degli adulti, per i quali, a volte, è persino più difficile accettarsi e crescere, cercando di «salvare sé stessi» prendendo consapevolezza dell’importanza delle proprie scelte.

 

scena

La ricompensa del gatto (2002): scena

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