Regia di Eugenio Martin vedi scheda film
Sulla falsariga di una celebre serie di sexy-gialli interpretati da Carroll Baker e diretti da Umberto Lenzi, questa modesta coproduzione tra Italia e Spagna sviluppa una sceneggiatura implausibile, inutilmente intricata, espressa con certa ironia in sostituzione del contenuto erotico (del tutto assente). Dirige, anonimamente, Eugenio Martín.
Inghilterra. Vedovo due volte nel giro di soli tre anni, beneficiario di una polizza assicurativa che gli ha fruttato - causa decesso delle congiunte - prima 20.000 poi 40.000 sterline, Arthur Anderson (Michael Craig) scopre il cadavere della terza moglie, galleggiante nella piscina della sua lussuosa villa. Stavolta il premio dell'assicurazione ammonta a ben 125.000 sterline, ma oltre al denaro ben presto giunge una denuncia: il medico legale che inizialmente ne ha constatato il decesso per affogamento, sospetta che l'ultima moglie sia stata avvelenata. La riesumazione del corpo, sottoposto ad autopsia, conferma che la morte è avvenuta proprio per avvelenamento, tramite assunzione di barbiturici. Anderson affronta un processo, dal quale ne esce imprevedibilmente innocente grazie a una testimonianza (falsa) della governante Felicity (Miranda Campa). Nella vita di Anderson subentra ben presto una quarta moglie, tale Julie Spencer (Carroll Baker). In realtà si tratta di Lillian Martin, sorella della terza moglie di Anderson, spacciatasi - con la complicità di un agente dell'agenzia assicurativa - sotto falsa identità della vera Julie (Marina Malfatti), una pazza uxoricida da poco uscita dal manicomio. Alle spalle di Anderson, come un'ombra, si pone anche l'ispettore Dunphy (José Luis López Vázquez), convinto che le precedenti mogli siano state effettivamente uccise per incassare il premio dell'assicurazione.
"Sposarsi è come entrare in un tunnel: non sai mai cosa si trova all'uscita."
(Arthur Anderson)
In fondo alla piscina: Carroll Baker e Michael Craig
Coproduzione tra Italia e Spagna evidentemente ispirata dal successo della serie di sexy-gialli interpretati dalla "baby doll" Carroll Baker avviata da Romolo Guerrieri (Il dolce corpo di Deborah, 1968) e consolidata dalla significativa trilogia di Umberto Lenzi (Così dolce... così perversa, 1969, Orgasmo, 1969 e Paranoia, 1970). Da quel filone, censurando del tutto la componente erotica, ben quattro sceneggiatori, in maggioranza iberici, tentano di adattare per lo schermo un'intricata storia di J.G. Gilford, finendo per dare corso a una tediosa pellicola priva di ritmo, i cui toni gialli figurano essere del tutto stemperati da un sottofondo costante di commedia e/o da risvolti narrativi implausibili e personaggi - destinati ad apparire con gradualità crescente di caos sintattico - a dir poco surreali (su tutti la vera Julie Spencer, interpretata dalla Malfatti). Si salvano la bella fotografia di Guglielmo Mancori, i curati costumi di Giovanni Naitano, le recitazioni - credibili nonostante il contesto - dei protagonisti (Michael Craig e Carroll Baker) e alcune suggestive location (stando all'imdb, dovrebbero essere italiane). In quota tricolore, tra gli attori, compaiono solo Enzo Garinei (in un cameo nel ruolo di falso prete) e, sempre in una particina poco più che marginale, Marina Malfatti. Piero Umiliani, solitamente una garanzia di qualità, è accreditato come compositore d'una colonna sonora anch'essa piuttosto fiacca. Se a dirigere questo innocua versione di Barbablù, declinata con più o meno intenzioni ironiche (valga da esempio la presenza del comico José Luis López Vázquez, nei panni di un ispettore a dir poco grottesco), ci fosse stato Umberto Lenzi, forse il risultato sarebbe stato leggermente migliore. Purtroppo, invece, ne firma la regia Eugenio Martín (1925 - 2023), poco prolifico considerato il lungo arco temporale di carriera, quanto anonimo, cineasta spagnolo che ha avuto occasione di trattare tutti i generi cinematografici (escluso l'hard) senza mai lasciare traccia significativa del suo operato.
In fondo alla piscina: Carroll Baker e Michael Craig
La parola a Eugenio Martín [1]
"Avevo letto un racconto di J. G. Gilford, che mi piaceva abbastanza, e mi resi conto che aveva il potenziale per essere adattato per il grande schermo. Così mi misi in contatto con l'agente letterario dello scrittore e comprai i diritti cinematografici di quell'opera. In seguito apportai alcune piccole correzioni alla sceneggiatura e la presentai alla Filmayer, che decise di mettere in piedi una coproduzione con l'Italia, con la Tritone Filmindustria. Beh, quel film aveva un aspetto internazionale, per via degli attori anglosassoni e delle riprese in Inghilterra. L'eccezione era José Luis López Vázquez, che interpretava un ispettore di polizia inglese. Mi fu imposto dal produttore, che pensava di essersi conquistato il mercato spagnolo con la sua sola presenza. Nulla di più lontano dalla realtà, perché sentivo che a causa dalla sua continua presenza nella commedia spagnola non sarebbe stato credibile come poliziotto britannico. Così, ho cercato di renderlo quanto più contenuto possibile, lontano dai suoi tipici ruoli dalla gestualità esagerata. Penso che la sua interpretazione sia azzeccata, ma ancora oggi lui è inconcepibile in quella parte per gli spettatori spagnoli. Carroll è una donna affascinante e una stupenda attrice. Ha lavorato con grandi registi e possiede personalità. Al punto che mi ha suggerito alcuni cambiamenti di dialogo per adeguarlo alle differenze tra l'inglese britannico e quello statunitense, perché non dominavo questi aspetti linguistici complessi ma determinanti."
In fondo alla piscina: Marina Malfatti
Marina Malfatti - La regina del giallo trash
"Vero nome Marisa Malfatti (1940 - 2016). Fisico e lineamenti da modella, volto aristocratico, buoni successi in teatro (esordisce nel 1959) e in televisione (Dal tuo al mio, 1969 e Malombra, 1974), ma è una regina del trash cinematografico. Ed è proprio il giallo ad averla confinata oltre il limite del ridicolo: se Lenzi, stranamente, costruì su di lei una delle migliori scene di tensione di Sette orchidee macchiate di rosso, Rondi la imbalsamò nel museo delle cere di Più tardi Claire... più tardi, Martino ne fece una satanista allupata (letteralmente) in Tutti i colori del buio, Ghione la inserì in un meccanismo perverso di robot omicidi e hippy drogati (Il prato macchiato di rosso), Miraglia la gettò allo sbaraglio nelle pasticciate atmosfere gotiche de La notte che Evelyn uscì dalla tomba e La dama rossa uccide sette volte. Neanche la Magnani si sarebbe ripresa da una filmografia del genere."
(Andrea Pergolari) [2]
In fondo alla piscina: Carroll Baker
Citazione
"È l'unico uomo che ammiro: ha avuto tre mogli e le ha fatte fuori tutte e tre. E l'hanno pure pagato!"
(Ispettore Dunphy)
In fondo alla piscina: manifesto alternativo
Eugenio Martín: regista (in)adatto per ogni genere cinematografico
"La filmografia di Eugenio Martín (1925 - 2023) aveva navigato tra la commedia con influssi neorealisti - Despedida de soltero ('Addio al celibato', 1958) -, impacciati film d'avventura - Los corsarios del Caribe (Il conquistatore di Maracaibo, 1961), Duelo en el Amazonas (Per un pugno di diamanti, 1964) - il thriller con o senza tocchi soprannaturali - Hipnosis (Ipnosi, 1962), La última señora Anderson (In fondo alla piscina, 1970) -, il musical sgangherato per lanciare gli artisti del momento - Las leandras (1969), La vida sigue igual (Amore pensami, 1969) - o il western di varia fortuna - El precio de un hombre (The Bounty Killer, 1966), El hombre de río Malo (E continuavano a fregarsi il milione di dollari, 1971). Un percorso che provocò in Martin un camaleontismo esistenziale tale da avvicinarlo imperiosamente al fantastico genuino, sebbene combinato con le sue pulsioni cinefile. Così nasce Pánico en el Transiberiano, eccellente mistura di orrore, avventura e fantascienza che sgretola i modelli stereotipati del genere puntando a un look internazionale, marcatamente britannico. I pilastri principali del film furono le stelle che capitanavano il cast, Christopher Lee e Peter Cushing, sebbene non per questo Martín fu influenzato dall'estetica della Hammer: come ha confessato il regista, fino ad allora non aveva visto nessuna delle produzioni della casa inglese, rimanendo ancorato ai classici della Universal e ai film di Carl T. Dreyer e Jacques Tourneur."
(Diego Lopez e David Pizarro) [3]
In fondo alla piscina: manifesto dell'edizione spagnola (La última señora Anderson)
Visto censura [4]
A confermare il bassissimo livello di contenuto thrilling ed erotico del film, testimonia l'indenne passaggio in Commissione di revisione cinematografica. Con nulla osta n. 57659, rilasciato in data 05/02/1971, In fondo alla piscina ottiene via libera alla distribuzione nelle sale cinematografiche, senza rincorrere in alcun taglio, con visione consentita a spettatori di qualunque età.
Metri di pellicola accertati: 2500 (pari a 91'20" a 24 fps).
Sinossi estratta dal verbale allegato al nulla osta
"Arthur Anderson resta vedovo della sua terza moglie e il sovraintendente Dunphy, di Scotland Yard, lo incrimina essendo certo che il signor Anderson ha ucciso anche le sue precedenti mogli per intascare una grossa assicurazione. Ma le prove non sono sufficienti e Arthur deve essere assolto. Successivamente un'avvenente giovane fa in modo di farsi sposare, ma la sera delle nozze, per darsi al marito pretende di sapere, con sadica curiosità, se egli ha effettivamente assassinato le sue tre mogli. Rimasta insoddisfatta la sua morbosa curiosità, fugge. Arthur indagando per ritrovarla, apprende che la ragazza in precedenza era stata incriminata per l'omicidio del suo primo marito e ricoverata per infermità mentale. In realtà la quarta moglie di Arthur è una persona assoldata dalla Compagnia Assicuratrice per appurare la verità sul moderno Barbablù. Senonché si è innamorata di lui ed è fuggita perchè non se la sente più di assolvere l'ingrato compito. Arthur ritrovatala la risposa, infatti il primo matrimonio era stato una messa in scena, e i due partono in viaggio di nozze. Il sovraintendente Dunphy resta col suo dubbio (Arthur è un'uxoricida o no?), ma anche la quarta moglie di Arthur, vivendo accanto all'uomo che ama, avrà sempre questo tremendo tarlo che le roderà il cuore."
NOTE
[1] "Rosso sangue - La storia del cinema fanta-horror spagnolo" (Profondo rosso edizioni), pag. 297 - 298.
[2] "La polizia s'incazza - Dizionario del giallo italiano" (Ultra edizioni), pag. 225.
[3] "Rosso sangue - La storia del cinema fanta-horror spagnolo" (Profondo rosso edizioni), pag. 107.
[4] Dal sito "Italia Taglia.
In fondo alla piscina: flano pubblicitario
In fondo alla piscina (Eugenio Martín, 1971)
F.P. 25/11/2023 - Versione - The Fourth Victim - visionata in lingua italiana (durata: 88'21")
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