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The Uninvited

Regia di Lee Su-yeon Lee vedi scheda film

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La recensione su The Uninvited

di alan smithee
8 stelle

Tra incubi devastanti e circostanze del passato rimosse, tra visioni mediatiche e prese di coscienza del proprio turbolento passato, The Uninvited è un thriller sofisticato e crudele dove le vittime sono quasi sempre piccoli esseri innocenti, dati lettetalmente in pasto alla follia adulta più incontrollata.

"Una verità che non si può accettare, non è una verità".....

Un giovane ambizioso architetto di interni, di ritorno verso casa in metro, si addormenta accanto ad una bambina e poco distante alla sua sorellina. Nello svegliarsi di sobbalzo, riesce ad uscire velocemente dal convoglio, ma nota che le due bambine, ora addormentate, sono ancora sedute al loro posto.

Il giorno dopo, al lavoro, l'uomo trasale nell'ascoltare la notizia che due sorelline sono state trovate morte avvelenate in metropolitana: si tratta proprio delle due bimbe sedute vicino a lui.

Da quel momento l'uomo è tormentato da sogni agghiaccianti in cui i due cadaveri gli riappaiono proprio nella sua cucina, adagiate su due sedie attorno al tavolo.

Un giorno, mentre fa un sopralluogo di lavoro presso uno psicologo, l'uomo nota una donna, probabile paziente del medico, che lo guarda con aria circospetta, e poco dopo la ritrova per strada nell'atto di svenire ed essere accorsa dai passanti. Rincontratisi, i due capiscono, da alcuni indizi inequivocabili, che entrambi riescono a vedere cose che agli altri esseri umani è impossibile: immagini di morti violente e di crimini avvenuti nel passato. La donna riesce pure a raccontargli, o meglio a far rivisualizzare nella mente, i ricordi dell'uomo cancellati dalla mente, risalenti ai primi sette anni di vita dello stesso, rimossi a seguito di un grave episodio di cui il bimbo si era reso colpevole: e permettendo all'uomo di scoprire il lato nascosto ed agghiacciante della sua infanzia, al cospetto della sua vera famiglia. Dal canto della donna, ella è implicata come testione in un complesso caso di matricidio, un neonato gettato da un palazzo dalla madre in stato confusionale - episodio a seguito del quale ella, sconvolta, si è pure allontanata dal marito.

Ma cos'è vero e cos'è frutto di un incubo palpabile e rralistico a tal punto da tormentare fino all'angoscia le menti dei nostri due protagonisti?

L'ottima regista coreana Lee Soo-Youn, conosciuta quest'anno a Udine in occasione del 19 FEFF - ove ha presentato il notevole, e parimenti angosciante e machiavellico Bluebeard - ritiene che "verità e menzogna sono come due facce di una stessa medaglia. L'una e l'altra sono intercambiabili a seconda del punto di vista o della situazione".

The Uninvited, sofisticato, torvo sinuoso thriller della mente girato con gran classe e perizia, forte di movimenti di macchina avvolgenti in grado di seguire l'orrore e la morte fino al suo reale svolgimento (anche quando si tratta di un incubo), è un film che più di ogni altro horror riesce a risultare davvero inquietante e terrorizzante, aggiungendo alla tensione, palpabile, un senso di precarietà che quasi tutti noi spettatori ed esseri umani più o meno avvertiamo quando ci troviamo esposti ad una altitudine che crea un senso palpabile di vertigine.

E proprio di vertigine si tratta, in quanto la regista gioca a trasportarci a livello della sua turbata co-protagonista, esposta ai pericoli di una caduta imminente o testimone di un omicidio mosso da una follia che sfugge ad ogni cura.

La morte è rappresentata in modo sconvolgente, riguardando nel film soprattutto minori, vittime innocenti di una follia devastante e nemmeno troppo premeditata, che si manifesta qui nella sua crudezza più spietata ed ostentatamente esplicita.

E The Uninvited è davvero una perfetta macchina generatrice di angoscia, che sa ditribuirsi su storie parallele (il protagonista sconvolto dalle visioni di morte, la sua futura moglie che si insospettisce, la inquietante medium afflitta pure lei da incubi, ma più in grado di gestirli ed interpretarne le caratteristiche) e su flashback numerosi che si addentrano nel passato incognito dei protagonisti, alimentando la materia, aggrovigliando l'intrigo che si sviluppa e mantiene in vita nonostante la sua complessità,

grazie ad una tecnica di ripresa elegante, sinuosa, che si aggira e destreggia con elegante padronanza, tra gli interni sofisticati, tra finestre pericolosamente spalancate di appartamenti in cima a palazzi altissimi, o all'interno di aule processuali ove si cerca di dare un significato od una giustificazione al azioni terrificanti mosse da una scintilla di follia incontrollata.

Un film notevole insomma, pressoché sconosciuto da noi, e da recuperare senza indugi, in attesa - speriamo - di poter vedere il già citato, convulso e macabro Bluebeard.

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