Regia di Danny Boyle vedi scheda film
Le stelle non vivono in eterno. Il Sole (che ci fa vivere) brucia 600 milioni di tonnellate di idrogeno al secondo. Tra cinque miliardi di anni si spegnerà. Partiti da questa premessa scientifica, il regista Danny Boyle, il produttore Andrew Macdonald e lo sceneggiatore Alex Garland, con l'aiuto del fisico Brian Cox, hanno deciso di anticipare l'apocalittico evento al 2057 e di spedire una navicella spaziale con il suo equipaggio multietnico vero il Sole, per bombardarlo e ravvivarlo. Sunshine racconta questo viaggio e quello che i viaggiatori della Icarus II trovano nello spazio e dentro di loro. Space opera a costo relativamente basso e ad alto propellente umanistico e filosofico, Sunshine è inevitabilmente debitrice a 2001 di Kubrick e (essendo i cineasti europei e colti) a Solaris di Tarkovskij. Debiti esplicitamente dichiarati dagli autori, che hanno lavorato di fino sui dialoghi e sulle atmosfere rarefatte della navicella, alla ricerca di cromatismi, ombre e luminosità evocativi ed emblematici. Senza rinnegare gli esemplari più "popolari" del genere (dalla saga di Star Trek a quella di Alien), e con un'accentuata e sacrosanta predilezione per la qualità (psicologica e ambientale) claustrofobica della loro storia, Boyle & Co. riescono nell'impresa solo in parte, traditi nella seconda metà del film da un risvolto narrativo ovvio, che li induce a cambiare registro visivo. Qualcosa di analogo accadeva in 28 giorni dopo, ma era più giustificato dal plot e non creava, come in Sunshine, un'evidente disarmonia. Il terzetto composto da regista-sceneggiatore-produttore resta comunque uno dei più interessanti, nel cinema attuale, sul versante fantascientifico.
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