Regia di Danny Boyle vedi scheda film
Dopo aver visto questo film ho la sensazione di aver maturato due certezze assolute:
1^. - Danny Boyle ha dimostrato di essere uno dei registi eclettici più capaci(ha spaziato dall'horror di '28 giorni dopo' ai luoghi paradisiaci di 'The Beach', sino a Bollywood con 'The Millioner' e alla fantascienza con la 'F' maiuscola di questo titolo);
2^. - il Sole è vita, in questo film viene esaltato, apprezzato sino ad adorarlo e a contemplarlo, quasi fosse una divinità, senza la quale non ci sarebbe la vita e la Terra come noi la conosciamo. Dopo questo film lo spettatore sensibile guarda il Sole con occhi diversi, lo apprezza di più. Dopo aver visto Sunshine il Sole è diventato la mia stella.
(Premessa, non fatevi ingannare dalla trama che vi racconto...) Nel futuro, ... il nostro sole sta cominciando a morire con immaginabili effetti sulla Terra. Ma c'è una sola speranza: unendo le risorse economiche e nucleari di tutti i popoli sulla Terra, un veicolo spaziale è inviato nei pressi del Sole per riaccendere la stella facendo esplodere una gigantesca bomba atomica al suo centro. Dopo il fallimento di una precedente missione (Icarus I), l'equipaggio della Icarus II è l'ultima e unica possibilità per salvare l'umanità. Questo è in sintesi la premessa della trama usata da Danny Boyle per dirci tutt'altro.
L'inganno è il seguente: la trama è tremendamente simile ad altri film di fantascienza di qualità nettamente minore, come Armageddon o The Core, insomma robba trita e ritrita che non si può digerire più di una volta, al massimo della pazienza. Se fosse stato per la trama non avrei proprio visto questo film. Ma le immagine del trailer mi hanno incuriosito fin troppo, avevo percepito che c'era qualcosa di diverso! Questa seconda sensazione non è stata tradita. Sunshine ha molto più in comune ad altri film di fantascienza, soprattutto con quelli che trattano la paura e il confronto con l'intelligenza artificiale. Infatti Sunshine, secondo me, si ispira palesemente a titoli come 2001: Odissea nello spazio o Solaris , ma con più ritmo e tensione.
I protagonisti sono otto astronauti a bordo di una gigantesca nave spaziale, che sfreccia verso il sole, proteggendosi dai raggi solari con un enorme scudo termico che avvolge la nave stessa nel buio. Sedici mesi dopo la missione, tutto procede come da protocollo finché si avvicinano a Mercurio (l'ultima frontiera del nostro sistema solare) e l'equipaggio intercetta un segnale di soccorso. E' il segnale proveniente dalla dispersa Icarus I, scomparsa sette anni prima. Che fare continuare imperterriti la imprescindibile missione per salvare l'umanità e la Terra, o tentare il salvataggio dei colleghi dispersi?
Fare un film sul Sole senza farsi influenzare ed emulare i classici precitati del genere fantascientifico è impossibile, per cui la presenza di alcuni cliché già utilizzati (come il richiamo del segnale di soccorso) è un difetto perdonabile a confronto con i pregi del film, tra i quali la splendida direzione di Boyle, la scenografia e, in particolare, il movimento ipnotico della Icarus II mentre scivola roteando attraverso lo spazio, gli interni della navicella e le immagini contrastanti tra buoi pesto e luce, accecante e densa. Anche quando il sole non è sullo schermo, la sua presenza, la sua aurea si fa sentire ancora in ogni fotogramma, la sua assenza (il buio) è altrettanto potente come il suo bagliore accecante. Immagini spettacolari e mozzafiato. Immagini che sarebbero piaciute a Caravaggio.
Nel complesso, il film da grande soddisfazione allo spettatore in termini di belle immagini e profili comportamentali da analizzare. Gli interpreti non famosissimi, fanno bene il loro mestiere. Cillian Murphy (per intenderci, il protagonista di '28 giorni dopo'), interpreta bene lo scienziato tranquillo, la cui saccenza lo vizia di quella comprensibile arroganza perdonabile all'uomo che sa di saperne più dei suoi colleghi astronauti. Bravo anche Chris Evans (il Johnny Storm, la Torcia umana dei 'Fantastici Quattro') che offre quella dose di sano realismo da pragmatico ingegnere di bordo, dicendo, senza peli sulla lingua , quello che lo spettatore sta pensando quando il resto dell'equipaggio sceglie di deviare dalla missione principale.
Il loro viaggio verso il sole è tanto un viaggio psicologico quanto letterale e i dialoghi pongono alcuni quesiti tutt'altro che banali. Il più interessante è quello che pone sul piatto delle decisioni la variante del classico dilemma morale: è lecito sacrificare uno o pochi altri per salvare molte altre vite umane? ... Questo ed altri temi forniscono genuini spunti di riflessione nello spettatore che fanno di Sunshine un film di fantascienza tutt'altro che scontato o 'già visto'!
E poi va detto che in pochi altri film si contempla il Sole, lo si apprezza così nettamente come in questo. Qui c'è una equazione solenne, Sole=vita. Diventa l'oggetto di venerazione dei protagonisti e, per l'effetto, anche dello spettatore.
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