Regia di Danny Boyle vedi scheda film
Il sole si sta spegnendo, e una missione viene incaricata di lanciare una gigantesca bomba termonucleare sulla sua superficie per far ripartire il processo di fusione e così salvare l’umanità. Ma c’è un’incognita: che fine ha fatto l’astronave partita sette anni prima con lo stesso obiettivo, e scomparsa senza lasciare traccia? L’assunto di partenza mi sembra implausibile (da profano mi chiedo: com’è possibile concentrare tutta la materia fissile del pianeta in una sola bomba trasportabile da una navicella spaziale? e questa bomba, poco più di un puntolino, basterebbe davvero a ‘rimettere in moto’ una stella?), ma non importa: è sufficiente per creare uno stato di tensione che regge almeno fino a metà film. Poi, almeno per chi conosce i classici come 2001: odissea nello spazio e Alien, l’effetto déjà vu si fa sentire parecchio: c’è un nemico a bordo che vuole far fuori a uno a uno tutti i componenti dell’equipaggio (o almeno i sopravvissuti), e così si passa dalla drammatica risoluzione di problemi derivati dall’ambientazione estrema al puro e semplice scontro fisico. È stato opportunamente mantenuto il titolo originale, che significa sia “luce del sole” sia “felicità”: nell’ultima scena le due cose vengono a coincidere.
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