Regia di David Frankel vedi scheda film
Il Diavolo Veste Prada è un film del 2006 del regista David Frankel che racconta la storia di una giovane e promettente neolaureata il cui sogno è quello di diventare giornalista. Giunta a New York, Andy riesce ad ottenere un lavoro come seconda assistente di Miranda Presley, direttrice di Runway, una delle più importanti riviste di moda della città. Nonostante la sua poca inclinazione nel settore in questione Andy riuscirà a sorprendere tutti e ad ottenere grandi risultati nel suo lavoro, grazie anche all'aiuto di Nigel, raggiungendo traguardi inaspettati. Sul finale la protagonista si troverà davanti ad un bivio, costretta a dover scegliere quale strada continuare a percorrere e a capire cosa fosse realmente disposta a perdere. Le considerazioni da fare in merito al "Diavolo Veste Prada" credo siano due, rispettivamente connesse alla storia raccontata nel film, tratta dall'omonimo romanzo di Lauren Weisberger, senza alcun tipo di giudizio su tutto ciò che emerge dalla stessa e in secondo luogo quelle sulla triste realtà che si cela dietro i riflettori di un mondo che spesso appare esattamente l'opposto di ciò che è. Per quanto mi riguarda ho apprezzato moltissimo l'intero film, sia per il ritmo che ne scandisce la sequenza delle scene sia per l'interpretazione sublime delle due protagoniste. La meravigliosa Meryl Streep e la bellissima Anne Hathaway rappresentano sicuramente la mossa vincente del regista che non avrebbe potuto scegliere nessun altro per dare il giusto tono ai suoi personaggi. Il personaggio di Andy è indiscutibilmente un personaggio combattuto nel corso dell'intero film che cerca di trovare un equilibrio tra ciò che è e ciò che potrebbe essere ma soprattutto tra ciò che le piacerebbe realmente fare e ciò che fa che, seppure è un modo per ottenere ciò che vuole, la cambierà radicalmente. Ad ogni modo il personaggio che preferisco è quello di Miranda, forte, intraprendente, intransigente, tal volta meschina che nasconde, proprio dietro una corrazza di ferro, una fragilità inaspettata che emergerà proprio sotto gli occhi di Andy e che rappresenterà per lei uno spunto di riflessione su se stessa e sul suo capo. Una commedia drammatica divertente e coinvolgente. Riguardo al secondo punto di cui sopra, partirei dallo scambio di battute tra Nigel ed Andy nella scena in cui lei non capisce il motivo per cui Miranda continua ad essere così dura ed ingiusta nei suoi confronti e che segna il momento del suo cambiamento: Nigel: Mmh? Sveglia, quarantadue! Lei non fa che il suo mestiere. Non lo sai che lavori nel posto che ha pubblicato alcuni tra i più grandi artisti del secolo? Lagerfeld, de la Renta… e quello che hanno fatto, quello che hanno creato, è stato più creativo dell’arte stessa... ...Tu credi che questa sia semplicemente una rivista. Questa non è semplicemente una rivista… questo è un luminoso faro di speranza per… mmm, non lo so… diciamo un ragazzino che cresce a Rhode Island con sei fratelli che fa finta di andare a calcio mentre invece va a scuola di cucito e legge Runway sotto le coperte di notte con una torcia! ...Tu non sai quanti personaggi leggendari siano passati in questi corridoi e, quel che è peggio, non ti interessa; perché tante persone si ammazzerebbero per lavorare qui e invece tu ci onori della tua presenza. E ti chiedi anche perché lei non ti dia un bacio sulla fronte e non ti metta la lode quando le consegni i compiti alla fine della giornata? Svegliati, tesoro. Andy: È una giornata delirante e la mia vita privata è appesa ad un filo, tutto qui. Nigel: Benvenuta nel nostro circo! Succede così quando funzioni sul lavoro. Fammi sapere quando la tua vita privata va completamente all’aria, vuol dire che è l’ora della promozione. Indipendentemente dal settore di cui il film ci racconta i retroscena, ovvero quello della moda, che racchiude in se ambienti difficili e spesso subdoli, credo che dalle parole di Nigel si debbano cogliere due spunti di riflessione validi a 360 gradi nel mondo del lavoro: il primo, riguarda il fatto che scegliere di fare qualcosa, a prescindere dal motivo per cui si fa, vuol dire assumersi la responsabilità di farla al massimo delle proprie possibilità per dimostrare a se stessi e agli altri di meritare di occupare quel posto. Il secondo spunto di riflessione è quello legato al fatto che bisognerebbe rispettare qualunque tipo di lavoro: dal più umile al piu straordinario, dal più leggero al più pesante, dal più frivolo al più importante tutti i lavori sono accomunati dall'impegno e dal sacrificio di chi li svolge. D'altra parte inevitabile è la critica nei confronti del personaggio di Emily che nell'immaginario collettivo rappresenta l'elemento tipo che lavora nel settore del fashion: frivola, banale, interessata solo ad emergere, magari con la giusta dose di fortuna o di sacrificio legato al futile, come perdere chili di troppo. Emily contrasta il personaggio di Andy, delineando la figura di chi crede che per raggiungere il podio in un mondo come quello della moda, basti entrare nella taglia giusta, essere accondiscendenti su ogni cosa e limitarsi ad obbedire. Il film ci dimostrerà quanto lo spirito di iniziativa, l'intraprendenza, la capacità di esprimere un parere proprio che dimostri che dietro ad un bell'abito c'è molto di più, sia la chiave per raggiungere i propri obiettivi.
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