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Belle toujours - Bella sempre

Regia di Manoel de Oliveira vedi scheda film

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La recensione su Belle toujours - Bella sempre

di FilmTv Rivista
8 stelle

Avevamo il sospetto che ci fossero dei legami tra Manoel de Oliveira e Luis Buñuel. L’ironia è sempre stata uno degli arnesi preferiti dall’artigiano Oliveira. Adesso, la conferma: Belle toujours è figliolanza diretta del buñueliano Bella di giorno, film del 1967, presentato a Venezia come questo suo erede. Quarant’anni sono passati e Michel Piccoli continua a vestire gli eleganti abiti di monsieur Husson, mentre Catherine Deneuve ha lasciato il posto a Bulle Ogier. Per chi conosce Oliveira non ci sarebbe bisogno di questa avvertenza: che esistono i film e, da un’altra parte, c’è il cinema di Oliveira. Questo lavoro dura 70 minuti: i primi dieci sono dedicati all’Ottava sinfonia di Dvorak, concerto cui assistiamo insieme a Husson e a Sevérine (Dvorak torna a intervalli regolari insieme ai panorami di Parigi); poi si passa un bel po’ di tempo al bar ad ascoltare i discorsi tra Husson e il barman Benedetto su quella vecchia storia “mai avvenuta” (perché raccontata dal film di Buñuel!) della elegante signora che si prostituiva nella casa di appuntamenti per riuscire (dice lei) masochisticamente ad amare pienamente il marito; poi c’è Husson che insegue la ritrovata Sevérine; e infine siamo a cena con i due e aspettiamo che il segreto sia rivelato a noi e alla signora: Husson aveva spifferato o no al marito, quarant’anni prima, il mestiere pomeridiano della moglie? Insomma: Oliveira non ha nessuna voglia di correre anche se il suo film è breve. Aspetta, si gode ogni momento come Husson i suoi doppi whisky, si guarda attorno come Husson durante la cena (stupefacente in questi momenti il bon vivant Piccoli!), si diverte a introdurre un tocco buñueliano sotto le sembianze di un simpatico animale, infine fa spazientire Sevérine che se ne va piccata mentre Husson se la ride con la misteriosa scatoletta con sibilo e il suo segreto tenuto ben stretto. Eleganza, divertimento, intelligenza, bellezza, acume, stramberie, facezie. Come dicono alla fine i camerieri: che bel tipo questo Oliveira che gioca con Buñuel.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 37 del 2006

Autore: Bruno Fornara

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