Regia di Oliver Stone vedi scheda film
Ebbene, in concomitanza col tristissimo anniversario dell’epocale caduta delle Twin Towers, sì, le Torri Gemelle, recensiamo quella che è, con tutta probabilità, la pellicola assolutamente più sottovalutata di Oliver Stone. Ovvero World Trade Center, distribuita nei nostri Cinema il 13 Ottobre del 2006, a distanza dunque di quasi cinque anni esatti dal celeberrimo crollo delle torri suddette, dovuto allo scellerato attentato catastrofico, ahinoi, immensamente tragico che sconvolse il mondo, pianificato da Osama bin Laden. Che, in maniera arbitrariamente premeditata, violò la residua innocenza statunitense in modo purtroppo incancellabile e orrendo. Sì, una tragedia incommensurabile di proporzioni, per l’appunto, disumane su cui, ovviamente, nel corso degli anni ad essa susseguenti, sono stati dedicati “memoriali” cinematografici dei più disparati.
World Trade Center, essendo stato, come appena da noi detto, un film uscito sui grandi schermi a un quinquennio dalla sopraccitata tragedia occorsa, non è un instant movie ma una sorta di biopic documentaristico ad alto tasso mainstream (quindi estremamente coerente con le remunerative regole commerciali, le logiche e gli stilemi tipicamente hollywoodiani) che, nel roccioso e iper-drammatico, all’inizio assai dinamico e frenetico, dipanarsi delle sue due ore e 9 minuti di durata, sceneggiato da Andrea Berloff e diretto con impeccabile mano ferma da un Oliver Stone, in tal caso, raramente così equilibrato a gestirne con sobrietà l’impianto delicatamente retorico eppur mai insopportabilmente enfatico, malgrado i suoi molti difetti e le sue numerose, altresì inevitabili cadute di tono e di tensione, appassiona, sì, emotivamente coinvolge a dismisura, fortemente commuove e, a nostro avviso, nella sua intimistica secchezza ed essenza puramente antropocentrica, potremmo dire, riesce per l’appunto a toccare le addolorate corde sensibili anche dei più gelidi spettatori dai cuori apparentemente di pietra.
Trama:
Mattina infausta e memorabilmente nefasta dell’11 Settembre 2001. Il diligente sergente della Polizia Portuale di New York, John McLoughlin (un carismatico Nicolas Cage in grande spolvero recitativo, misuratissimo, eccelso ed impari, mai visto così contenuto), si reca come sempre al lavoro.
Ignaro che, di lì a poco, la Big Apple verrà sconvolta da un disastro glacialmente epico e terribilmente irreparabile. John, giunto come di consueto al centro dipartimentale del suo ufficio di polizia, regolarmente sta fornendo le abitudinarie, quotidiane disposizioni lavorative ai suoi colleghi e subalterni, fra cui Will Jimeno (Michael Peña).
Due aerei si schiantano contro le Torri Gemelle. Gli Stati Uniti vengono colti impreparati dinanzi a un flagello di tale imponderabile natura imprevista e disastrosa.
John, Will e tutti gli altri, congiungendo velocissimamente e disperatamente le forze, si lanciano all’attacco, possiamo dire in modo maledettamente ironico, del luogo del “delitto”. Presto dei relitti... Nel tentativo di organizzare un improvvisato piano di fuga dei superstiti rimasti incastrati all’interno delle Torri Gemelle, rimangono però loro stessi intrappolati tra le fiamme e le macerie delle costruzioni oramai totalmente distrutte.
E, da qui in poi, World Trade Center si trasforma in una lacerante via crucis incentrata soprattutto sulla combattiva, stoica resistenza psico-fisica di John e Will incuneati, contro la loro volontà, dentro le asfissianti pareti cineree delle Torri Gemelle, divelte e rase micidialmente al suolo.
Le loro rispettive consorti, interpretate da Maggie Gyllenhaal e Maria Bello, nel frattempo, trepidano angosciosamente per le loro vite.
Intanto, seguiamo parallelamente anche la temeraria incursione, da eroe solitario, del coriaceo, coraggioso e messianico Dave Karnes (Michael Shannon).
Ora, c’è chi, a sproposito e mal argomentando, all’epoca ironizzò sull’involontaria ridicolezza di molte scene di World Trade Center, buffoneggiandolo e irridendo specialmente la scena, indubbiamente kitsch e forse di cattivo gusto, dell’apparizione allucinativa di Cristo salvatore con in mano un calice di speranzosa fonte benedetta che potesse abbeverare, in modo sacrosanto, anzi santificante, i poveri protagonisti nostri dissennatamente e sciaguratamente assetati.
Ma World Trade Center è invece uno dei migliori film di Oliver Stone.
Qui, difatti, Stone lascia stare le pacchianerie agiografiche da suoi filmacci come The Doors e compagnia bella, asciugando la retorica, sì, comunque ancora evidente e suo spesso indigeribile marchio di fabbrica indelebile, propendendo invece per un efficacissimo lirismo sentimentale che, partendo da un evento leggendariamente lapidario a larghissimo raggio, sposta poi l’attenzione quasi unicamente sui due beniamini della vicenda, trasformando World Trade Center, da iniziale e rutilante blockbuster quasi action, in una pellicola pregna di dolce intimismo potente.
Nel cast, Stephen Dorff e Jon Bernthal (The Punisher).
di Stefano Falotico
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