Regia di Oliver Stone vedi scheda film
Capisco che raccontare un dramma così grande, una catastrofe tanto inaspettata quanto storicamente incisiva, a distanza di non molti anni, è incarico assai oneroso, ma capisco anche che non era cosa necessaria. Il compito che si accolla Oliver Stone non è roba da poco: con il lutto che la popolazione mondiale si porta dentro e le ferite ancora sanguinanti, il dover inscenare un evento così emotivamente coinvolgente, comporta un risultato incapace di raccontare l’accaduto nel modo migliore per rendere giustizia alle migliaia di vittime innocenti. L’errore di Stone sta nel concentrare la storia su due vite, due esistenze, due famiglie, trasformando il dramma di tutti nel dolore di pochi. Se avesse ampliato il raggio visivo, se non avesse oscurato lo stupore collettivo e lo smarrimento dell’impossibilità di sopravvivere, se avesse raccontato la consapevolezza della morte entrando dall’alto di entrambe le torri, e non dalle fondamenta, tralasciando le macerie per estrapolare le sensazioni, allora avremmo avuto un film diverso, di certo più crudo ma sicuramente più vero come è giusto che sia un film che racconta la realtà. Evidentemente incapace è non solo il regista ma anche la maggior parte del cast che recita senza trasporto e non trasmette la minima emozione. Freddo e distaccato Nicolas Cage che è inespressivo più di me che non oso fare l’attrice, meglio la Gyllenhaal, che comunque non sconvolge di bravura almeno non quanto Viola Davis che compare e incanta.
Ormai aspetto da tempo un altro film che possa rendere giustizia ad una delle più grandi tragedie del secolo in corso, perché la settima arte da sempre emoziona e sempre più spesso viene messa al servizio della memoria proprio per non dimenticare.
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