Regia di Kenneth Branagh vedi scheda film
Come Shakespeare, anche Mozart scriveva per il pubblico, meglio se popolare. È stato questo il motivo per cui i finanziatori si sono rivolti a Kenneth Branagh, contemporaneo divulgatore cinematografico del Bardo, per trasformare Il flauto magico in un film. Fondamentale, è ovvio, la definizione del periodo storico nel quale ambientare la storia del viaggio del giovane Tamino alla ricerca della luce e della pace, del suo amore per Pamina e di tutti i personaggi, minacciosi, grotteschi e allegorici, che li circondano. Ed è soprattutto sul versante dell'ambientazione e della conseguente "tipizzazione" dei personaggi, che Branagh dà il meglio di sé, coadiuvato dallo spirito e dai guizzi del co-sceneggiatore Stephen Fry (non solo attore teatrale e cinematografico, ma anche scrittore arguto e malinconico): la Prima guerra mondiale, passaggio alla società industriale, terreno aperto e tragico di conflitto e morte nel quale si materializza l'opposizione tra luce e tenebre su cui si regge l'opera mozartiana. La Regina della Notte e Sarastro si fronteggiano su moderne macchine da guerra, Tamino è un soldato, le Tre Dame prima suore poi infermiere di guerra, Papageno il custode dei canarini usati dai militari di trincea per rilevare la presenza di gas. La storia si adatta al periodo con scioltezza, l'umorismo dell'opera buffa circola sotto le righe, l'immaginario liberty trionfa, con espliciti richiami alla Belle Epoque. Bizzarria molto british, lunga ma divertente.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta