Regia di David Lynch vedi scheda film
Cinema come scavo interiore, dolorosa terapia psicoanalitica, flusso di coscienza frammentario e oscuro che trova ambiente ideale nella tecnica di ripresa digitale.
David Lynch intercetta nella potenzialità del digitale la tecnologia ideale per registrare il fluire immediato e più sincero possibile delle emozioni. Un caleidoscopio di schizzi istintivi, corporei, emotivi. Un cinema sperimentale come sfida in cui l’autore mette tutto se stesso, e tanto richiede agli attori come anche agli spettatori, invitati a una visione ostica inusuale, a partecipare alle ossessioni più profonde e intime di una donna, accompagnata, in questo drammatico percorso, dal regista, analista personale e specchio in frantumi che riflette se stessa.
Rispetto a Mulholland Drive, con cui pur condivide l’introspezione psicologica nella tormentata e complessa psiche femminile, l’opera è meno raffinata e ammaliante, ma diventa strabordante, radicale, brutale, nervosa, spigolosa. Resta immutata invece l’importanza riposta nel sound design, una sorta di fluido che unisce, addensa le parti, un collante essenziale per un montaggio tanto complesso quanto ardito.
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