Regia di Jim Sonzero vedi scheda film
Occhio ad accendere il computer, specie se vi collegate con Internet che è un po’ come un varco per l’Aldilà. Una volta si scivolava attraverso l’uscio di una delle nove porte dell’inferno, adesso l’era ipertecnologica impone una modifica dell’immaginario. Chi “vive” di là è pronto a infettarci e distruggerci. Questo è il ritornello intorno al quale ruota Pulse di Jim Sonzero, remake americano di Kairo, eccellente horror del 2001 di Kiyoshi Kurosawa. Il quale, raccontando di webcam in grado di interagire con il mondo dei morti, rifletteva con occhio postmoderno su uno dei nodi centrali della cultura giapponese del ‘900, lo scontro tra due pulsioni parimenti radicali: da una parte la corsa allo sviluppo del paese più tecnologicizzato del mondo, dall’altra il morboso attaccamento alle sue più ancestrali tradizioni. Il rifacimento americano perde per strada l’allusione alle superstizioni e alla sfera culturale, ma va detto onestamente che trattiene un po’ dell’angoscia dell’originale. La tensione di Pulse ha un che di autentico, gli effetti digitali non sovraccaricano la visione e anche se la storia viene declinata come fosse una delle tante “urban legend”, in fondo ci si diverte. Per gli appassionati di horror, in definitiva, non sono soldi buttati via.
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