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Lonesome Jim

Regia di Steve Buscemi vedi scheda film

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La recensione su Lonesome Jim

di joseba
4 stelle

Dopo il fallimentare tentativo di farsi una vita a New York, il ventisettenne Jim (Casey Affleck) torna a casa dei suoi genitori nella piccola località dell'Indiana in cui è cresciuto. Il rientro non è dei più confortanti: l'inguaribile ottimismo della madre (Mary Kay Place), la malcelata ostilità del fratello maggiore Tim (Kevin Corrigan) e la burbera insensibilità del padre (Seymour Cassel) lo deprimono terribilmente. Durante un'uscita notturna e solitaria però Jim conosce la dolce infermiera Anika (Liv Tyler), con cui inizia una relazione... Terza regia cinematografica di Steve Buscemi, "Lonesome Jim" fa parte di quel progetto InDigEnt (Indipendent Digital Entertainment) che si è fatto conoscere alla Mostra del Cinema di Venezia del 2001 con l'abrasivo "Tape" di Richard Linklater e con il verbosissimo "Women in Film" di Bruce Wagner: low budget, realismo Dogma-Style (anche se non così drastico) e approccio corrosivo alla Cassavetes. Il minimalismo estetico non è affatto estraneo alla poetica di Buscemi regista ("Trees Lounge" e "Animal Factory" ne sono lampante dimostrazione), sicché il digitale si adatta alla perfezione al suo sguardo mestamente graffiante. Come nei suoi precedenti film, il maggior punto di forza di "Lonesome Jim" risiede nella descrizione del contesto ambientale che opprime il protagonista. La piccola località dell'Indiana, apparentemente pacifica e sonnacchiosa, si rivela infatti una morsa che soffoca ogni slancio vitale di Jim (un Casey Affleck pallidamente depresso), costringendolo a rientrare nei ranghi (famiglia, lavoro, consuetudini narcotiche). Ma se la sfaccettatura ambientale è efficace e ben calibrata (soprattutto nella prima parte), la sceneggiatura di James C. Strouse è quasi interamente basata sull'interazione verbale dei personaggi in spazi chiusi (la casa dei genitori, il pub nel quale Jim e Anika si incontrano, la camera d'ospedale in cui è ricoverato il fratello maggiore dopo il tentato suicidio), riducendo drasticamente il dialogo con la realtà circostante e incanalando banalmente la narrazione nei binari del racconto di rieducazione sentimentale. Limiti di scrittura, questi, che rendono l'ultima parte di Lonesome Jim di un sentimentalismo tanto repentino quanto insopportabile, facendo rimpiangere la cinica rassegnazione che caratterizza la prima parte della pellicola e gettando alle ortiche la spigolosa analisi ambientale della annientante provincia americana. Restano le pregevoli prove attoriali (con Mary Kay Place e Seymour Cassel su tutti) e un commento musicale di desolante malinconia.

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