Regia di Paul McGuigan vedi scheda film
Fin dove può arrivare il ricordo?
Sicuramente si ferma un attimo prima del dolore.
Il dolore per la perdita irrimediabile. Il dolore che alimenta la vendetta che sovrasta la pietà.
Si dice che la vendetta sia un piatto che va servito freddo e, di sicuro, dopo vent’anni il piatto è più che freddo: è gelido.
Gelido come il dolore che prova Slevin, anestetizzato da tutta la forza che serve per alimentare la vendetta lucidamente tremenda, estrema e impietosa, verso coloro che hanno avuto la stessa impareggiabile cattiveria talmente infiltrata nelle vene da offuscare la mente, paralizzare i pensieri, annullare il domani. Almeno per un attimo. In quel preciso, minuscolo istante in cui il loro domani lo stavano già segnando. Indelebile. Immutabile.
Un cast brillante su cui spicca Bruce Willis perfetto nel ruolo della “vendetta”. Bravissimo Josh Hartnett nel mantenere vivo “il ricordo”. Stupendi Morgan Freeman e Sir Ben Kingsley nel rappresentare “il dolore”.
Riflessive le ambientazioni con arredi particolari e personali per ogni personaggio. Da notare le carte da parati dai disegni sempre più contorti quanto più si contorce la trama. Da qui la scelta del monocromatico aeroporto che fa da contenitore ermetico al succo della storia, evitandone la fuoriuscita anche quando sembra inevitabile.
Irresistibile il metodo di narrazione che si serve di flash back e omissioni in modo opportuno da rendere la storia intricata ma perfettamente scorrevole e piacevole da seguire.
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