Regia di Richard Brooks vedi scheda film
La rivoluzione sessuale che investì l'Occidente era appena alle spalle, e una diva giovane e all'apice della carriera come Diane Keaton era l'ideale interprete di un film che narrava la nuova dimensione di una donna insoddisfatta e in cerca di nuove sensazioni in una metropoli in cui il grande agglomerato urbano isola il singolo: da un autore da sempre impegnato come Richard Brooks , che riscrisse come sceneggiatura e diresse il libro-verità di Judith Rossner , un tentativo di raccontare la nevrosi della protagonista, scissa in ammirevole insegnante per bambini audiolesi di giorno, e incauta e sgangherata cacciatrice di maschi in locali di notte, e la sostanziale mancanza di accettazione della sua condizione da parte di una società machista e pericolosa come una jungla, pur nella sua modernità di luci elettriche e strade affollate. Benchè il soggetto sia interessante, e la prova di Diane Keaton appassionata ( anche se sfiora spesso il narcisismo, vedi la civettuola scena in cui si porta il romanzo "Il padrino" in un discobar) , la regia di Brooks non sa limare una vicenda tirata troppo per le lunghe, che molto prima della tragica svolta finale comincia a essere molto oscura, e non evita qualche ripetitività. Titolo di culto per alcuni, ha la coerenza di evitare qualsiasi possibile giudizio morale sulle vicende del personaggio principale, ma in un contesto di nevrastenia, non accettazione di se stessi, e irrisione preoccupata della scarsa capacità maschile di accettare il cambiamento di ruoli e atteggiamenti rimane l'impressione di un film ricercatamente sgradevole , fino a rischiare di aver sbagliato i toni.
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