Regia di Mauro Bolognini vedi scheda film
Un giudice che non crede più nella giustizia. Il personaggio principale del film (un sempre ottimo Martin Balsam) rappresenta in qualche modo lo stato attuale - siamo nel 1972, gli scontri in piazza fra studenti e forze dell'ordine sono cosa abbastanza ordinaria, e per di più si è già aperta la stagione del terrorismo, trasportando la questione su ben altro piano - dell'Italia, nazione in preda a tumulti interiori e sostanzialmente da essi ferita. Bravo anche il figlio, un giovanissimo Massimo Ranieri (classe '51), sceneggiatura non scontata di due Ugo: Pirro e Liberatore, musiche di Morricone. Il limite principale sta nel trattare la materia in maniera piuttosto convenzionale, senza addentrarsi eccessivamente nelle cause e nelle ragioni del conflitto ideologico - e quindi degli scontri fisici - in atto in quel periodo. 5/10.
Un giudice si trova ad indagare sull'omicidio di un poliziotto commesso da uno studente durante una manifestazione; incolpa inizialmente un giovane che risulterà innocente, e la prova definitiva gli giunge dal suo stesso figlio, che gli dimostra di essere l'assassino. Il giudice si ritira.
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