Regia di Kim Ki-duk vedi scheda film
La cosa veramente sconcertante di questo film non è tanto l'irrealismo che porta la vicenda alle soglie del ridicolo, quanto la pressochè totale assenza di un'estetica capace di trasfigurare la banalità della trama. Anche altri film di Kim, così come di Park, di Miike o di tanti altri registi estremo-orientali, si basano su vicende improbabili, estreme, patologiche; ma nei casi migliori, c'è sempre uno spessore metaforico o una ricerca figurativa in grado di trasformare il ridicolo in sublime. Film come "Ferro 3" e soprattutto "Soffio" vivono di invenzioni visive, capaci di infondere profondità a contenuti di per sè superficiali e di nobilitare, con la loro intelligenza e creatività, la "stupidità" dei personaggi e dei loro comportamenti. Tale ricerca formale era spinta ad un livello metafisico, offrendo spunti per articolate riflessioni sul rapporto fra presenza e assenza, così come fra realtà e immaginazione. Purtroppo, niente di tutto questo è presente in Time: nessuno slancio metafisico, nessuna idea geniale di regia, nessuna sperimentazione estetica. Un film inerte, che vorrebbe comunicare la tragicità della condizione umana, schiava del proprio corpo e della propria immagine, ma riesce solo ad annoiare.
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