Regia di Kim Ki-duk vedi scheda film
Alla 13esima prova da regista, Kim Ki-duk ci fà vivere le ossessioni di una donna che, convinta che il proprio amato stia perdendo l'interesse per lei, decide di sparire, cambiare (letteralmente) volto, e ricomparire 6 mesi dopo con un'altra identità per indurlo nuovamente in tentazione.
Come la trama può lasciar intuire, il rischio di inattendibilità è dietro l'angolo, ma l'alone di surrealismo che permea ogni scena aiuta a farlo scivolare in secondo piano. Piuttosto il regista si lascia prendere la mano dai simbolismi, spesso gratuiti, e sembra non gestire al meglio i dialoghi, a volte stucchevoli o marcatamente didascalici, affatto aiutato in questo da attori sopra le righe e da un doppiaggio italiano imbarazzante. Tutti nèi che sporcano la pellicola, ma, sia chiaro, non fanno venir meno l'interesse per una storia d'amore che diventa incubo, arricchita da una pungente ed amarissima ironia, e dalla capacità di Kim Ki-duk di fare poesia anche solo con un movimento di macchina, anche in uno dei suoi film meno riusciti.
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