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Cars - Motori ruggenti

Regia di John Lasseter, Joe Ranft vedi scheda film

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La recensione su Cars - Motori ruggenti

di FilmTv Rivista
8 stelle

Un po’ spiazzante all’inizio: se siamo abituati ad animali, mostri, robot, persino oggetti di uso domestico “antropomorfi”, facciamo inevitabilmente più fatica ad accettare auto (qualsiasi tipo di auto, dagli svettanti prototipi da corsa all’affidabile Hudson Hornet, dalla sinuosa Porsche 911 al furgone Wolkswagen, dal carro attrezzi, alla jeep, alla 500, alla Mercury della polizia americana) con occhi, bocche, sorrisi, voci, movenze, sentimenti, caratteri umani. Sono le Cars del nuovo film Pixar-Disney di John Lasseter, che torna alla regia dopo Toy Story 2 (1999), dopo essere stato produttore esecutivo, negli anni successivi, di Monsters & Co., Alla ricerca di Nemo e Gli incredibili: gli spalti di un enorme velodromo popolati solo di auto, che tifano e sbraitano, e un paese, immerso in una deviazione della Route 66, costruito a misura di automobile, dove queste vivono, chiacchierano, si innamorano, lavorano, riproducendo tipologie classiche degli “umani” nel cinema. Se si supera questo impatto leggermente “straniante”, e si crede davvero che Saetta McQueen (il giovane protagonista “da corsa”) sia il leggendario Steve, e il laconico Dottor Hudson Paul Newman (che gli dà la voce in originale), e Sally la Porsche una ragazza di città che ha deciso di cercare un po’ di pace a Radiator Springs, allora la storia di Cars diventa un’esemplare leggenda americana, costruita (oltre che sulle invenzioni visive di Lasseter e dei suoi) sui tempi e i ritmi di un film “live”. Probabilmente non è per bambini; parla molto e le suggestioni che suscita sono quelle del mito americano classico, “fordiane” e “capriane”: ritrovare se stessi ed essere onesti con se stessi, “farcela” grazie alla solidarietà del gruppo degli onesti. Lasseter non ha un cervello “computerizzato”; è un cineasta che ha un’anima e un mucchio di ricordi cinematografici, e non sbaglia un passaggio nella narrazione, nei colpi di scena, nell’alternanza di pause e azione. Certe lentezze sono necessarie, sono momenti dell’anima dei personaggi e del tempo immutabile della Route 66.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 34 del 2006

Autore: Emanuela Martini

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