Regia di John Lasseter, Joe Ranft vedi scheda film
La passione per le automobili è evidente nel regista John Lasseter (Oscar '95 con "Toy Story"): si intuisce ciò da come sia riuscito a creare,oltre che effetti speciali di notevolissimo spessore, una incredibile e vasta sequenza di caratteri "umani" impressi sotto i cofani antropomorfizzati di una variegata tipologia di macchine. Il film è nato negli studi Pixar, i quali si avvalgono di computers sofisticatissimi che comunque, per realizzarlo, sono stati sfruttati ad una bella percentuale del loro incredibile potenziale. Eppure, più che l'effetto della tecnologia digitale più avanzata, dal film balzano in risalto proprio i "caratteri" dei singoli personaggi-automobile, mentre la quiete dolce e sonnacchiosa di Radiator Spring, lungo la famosa e romantica Route 66, ormai by-passata dai flussi di traffico che convergono su una moderna autostrada, diviene alfine proprio l'elemento emblematico della storia, con la sua proposta di evasione dal caos metropolitano per tornare a vivere seguendo ritmi ormai dimenticati. Ma dimenticati solo per distrazione: basta infatti averne l'opportunità, come avviene per Lightning Mc Queen, la tipica "stock car" americana protagonista della storia e il contatto con ambienti in cui la vita scorre più a misura d'uomo (in questo caso, più a misura di "car") esalta la sensazione di perdita e il bisogno di rimediare. Condivido appieno l'amore per le macchine che sicuramente accompagna il regista, quasi mio coetaneo, e debbo dire che alcune sequenze mi hanno provocato brividi di nostalgia per un tempo in cui spesso le automobili da corsa sfrecciavano lungo le normali strade nazionali. Era il tempo in cui andavo lungo la Statale Adriatica a veder passare la leggendaria Millemiglia (quella vera!) con le "Topolino" e le Fiat 1100 in corsa assieme alle ruggenti Alfa Romeo, Aston Martin, Jaguar, Ferrari, Maserati e Mercedes, prototipi e non, accomunate da un semplice numero sulla portiera e sul cofano, patente per potersi lanciare in una sfida temeraria al limite della resistenza di cuori e motori. Il "personaggio" che più mi ha attratto in questo film è stato infatti "Doc" (una Hudson Hornet del '51) medico e giudice di Radiator Springs, nel film una grande e famosa macchina da corsa del passato, ormai ritiratasi a vivere nell'anonimato. Indimenticabili le sue movenze durante la sfida, poi nell'indecisione rifiutata da lui stesso, per una corsa a due con Lightning Mc Queen (che ancora non l'ha riconosciuto), in cui il vecchio campione è tentato, dalla nostalgia struggente per rivivere le emozioni del passato, a darci dentro, anche "per farla vedere al pivello". O quando, da solo, ormai incapace di resistere all'antico richiamo e ritenutosi inosservato, decide di lanciarsi a tavoletta , affrontando come ai suoi tempi le curve in controsterzo col motore al limite del fuorigiri. Fa tornare alla mente proprio l'epoca d'oro in cui lungo le strade normali si cimentavano i grandi campioni. Quando fare correttamente un "debraillage" (scalata di marcia) con accelerata in mezzo (magari doppia e con "punta-tacco") dava soddisfazioni incomparabili al gentlement driver che vi si cimentava (e poteva farlo anche con una Fiat 500). Altro che i femminilizzanti cambi automatici di oggigiorno! E che dire di Luigi, la Fiat 500 del '59 che, assieme a Guido (un carrello elevatore da garage, anche se a me pare una Isetta degli anni '50) gestisce un negozio di gomme ed è tifosissimo della Ferrari, i cui posters riempiono l'officina?. Quando, sul finale del film, Radiator Spring torna ad essere al centro dell'attenzione e di nuovo frequentata ed una vera Ferrari fa visita al negozio di Luigi, circondata da tanto di guardie del corpo (utilitarie Fiat?), questo sviene, ribaltandosi per l'emozione! Ma molte altre sono le "cars" protagoniste, capaci di suscitare incredibile simpatia: Sally, la bellissima Porsche 911 Carrera che indurrà Mc Queen ad innamorarsi di lei e di Radiator Springs; Mater, un vecchio carro-attrezzi arrugginito ma sempre un amico vero su cui si può contare. E inoltre Sarge la Jeep; Fillmore, il monovolume Wolkswagen hippy; Ramone (una Chevy Impala del'59), fidanzato a Flo che gestisce un bar (cioè, naturalmente, un distributore di benzina!). E le altre due macchine da corsa: Chick Hicks e "The King" (una Plymouth Superbird '70) quest'ultimo campione e idolo di Mc Queen. Un film a mio vedere bellissimo che, pur col semplice messaggio dell'importanza della riacquisizione di valori (vita condotta al ritmo giusto e solidale amicizia) soffocati dal caotico vivere moderno, alza una ventata disintossicante di freschezza sul mare di "opere" attuali, spesso ridotte solo a veicolare stupidamente arti marziali, sesso e violenza gratuita, quando non prese in giro di fatti e personaggi storici. Il mio giudizio personale è 9/10.
Darei alla regia (Ranft e Lasseter insieme) 10/10, se non fosse che tale voto sino ad ora l'avevo dato solamente a "2001, odissea nello spazio" di Kubrick, che ritengo un'opera d'arte del '900. Penso però (naturalmente è solo un mio giudizio personale) che 9/10, come del resto per il film, sia meritato. Del resto, se le opere ben fatte sono capaci di suscitare emozioni, questo film me ne ha sicuramente procurate abbastanza.
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