Regia di Joseph L. Mankiewicz vedi scheda film
Opera inquietante, unica nella grande vicenda cinematografica del regista
Questo magnifico film di Joseph L. Mankiewicz, è stato riproposto, per pochi giorni, al Cinema Massimo di Torino (Museo del cinema) nell’ambito di una rassegna dedicata al grande regista.
Dall’atto unico al film
Nel 1959 Joseph L. Mankiewicz aveva presentato l’adattamento cinematografico dell’atto unico Suddenly, Last Summer di Tennesse Williams, il notissimo scrittore teatrale intervenuto di persona accanto al collega Gore Vidal, per perfezionare la sceneggiatura: la nascita del film, infatti, non era stata facile anche per l’esigenza di estendere la parte centrale della pièce al fine di trasformarne la vicenda (breve) in un credibile lungometraggio. La maggiore preoccupazione di tutti, però, era lo scabrosissimo contenuto, solo parzialmente aggirabile applicando il codice di autoregolamentazione dei produttori, il cosiddetto Codice Hays *, secondo il quale di omosessualità nei film non si poteva assolutamente parlare, ma solo oscuramente alludere. In questo caso, i movimenti più integralisti avevano imposto che il personaggio “irregolare” non fosse in alcun modo visibile, né nel corpo, né nel volto, e neppure identificabile attraverso la voce. Almeno due altri temi scandalosi, però, percorrevano sottotraccia la pièce rendendone difficilissima la trasposizione cinematografica: uno di questi era il morboso rapporto, quasi incestuoso, fra l’invisibile Sebastian e sua madre Violet (Katharine Hepburn), cosciente della “scandalosa” omosessualità del figlio e delle sue probabili pulsioni pederastiche; l’altro, abbastanza apertamente accennato nel tragico finale, era l’impressionante primitivismo orgiastico del rito dionisiaco (cannibalesco?), che avrebbe concluso la vita del giovane Sebastian in vacanza in Spagna. La difficile impresa fu affrontata con molta eleganza, depotenziando le probabili proteste, grazie alla forza eccezionalmente coinvolgente dell’interpretazione di Elizabeth Taylor, attrice molto popolare e gradita agli spettatori, che aveva contribuito, con la propria recitazione [melo]drammatica a oscurare i contenuti più scandalosi. La presenza dell’ottimo Montgomery Clift, che fu imposta da lei, si rivelò, a sua volta, un’ottima scelta, nonostante le difficoltà e i rallentamenti conseguenti alle cattive condizioni di salute dell’attore, non guarito dopo l’incidente del 1956.
La vicenda
La vicenda del film è abbastanza nota, ma forse non ai più giovani, perciò vale la pena soffermarvisi: si svolge a New Orleans, dove sorgeva un manicomio pubblico, luogo terribile, estremo ricovero di uomini e donne emarginati dalla società e dalla famiglia per ragioni che non sempre attenevano alla malattia mentale, e che erano più spesso frutto di inconfessabili interessi economici, di ipocrisie e di odi familiari. Si era trasferito in questa struttura un neurochirurgo specializzato nelle operazioni di lobotomia, il giovane dottor Cukrowicz (Montgomery Clift), che si era fatto le ossa a Los Angeles e che qui ora intendeva lavorare. L’ospedale, però, per la scarsità dei finanziamenti pubblici, non poteva assicurare strumenti e condizioni ottimali per le sue delicate operazioni al cervello, anche se il direttore sanitario, attento e sensibile alle sue esigenze, contava sulle generose donazioni di molti cittadini ricchi che volentieri, nel ricordo dei loro defunti, devolvevano all’ente cospicue somme di denaro. In modo particolare, una ricca vedova, Violet Venable (Katharine Hepburn), aveva promesso migliaia di dollari per una fondazione legata al nome del proprio figlio Sebastian, giovane poeta, morto nell’estate precedente durante una vacanza in Spagna, dove la cugina Catherine Holly (Elizabeth Taylor) lo aveva accompagnato. Al suo ritorno, Catherine aveva dato segni di squilibrio mentale, e aveva rimosso dalla sua memoria i particolari orribili di quella morte, legata alle abitudini sessuali di Sebastian. La rispettabilità della ricca famiglia di Sebastian, nella persona di Violet, la madre amorosissima, ora privata del figlio, richiedeva che Catherine mettesse a tacere per sempre i ricordi legati alla torbida vicenda di cui era stata involontaria e terrorizzata testimone. Aveva promesso, pertanto, che se il dottor Cukrowicz avesse, con la lobotomia, “aiutato” Catherine a liberarsi di un ricordo doloroso, una ricchissima donazione avrebbe garantito all’ospedale tutto il prestigio e i soldi necessari al suo perfetto funzionamento.
Il bellissimo dottor Cukrowicz, ora, vorrebbe vederci chiaro….
Film indimenticabile, non solo per le grandi interpretazioni degli attori, ma per il crescente e teso clima di orrore perverso che, seguendo il dolorosissimo riemergere dei ricordi di Catherine (affiancati da un lungo e ansiogeno flashback), ne fa un’opera inquietante, unica nella grande vicenda cinematografica del regista e insolita anche nella lunga storia dei film capaci di suscitare insieme pietà, sdegno e repulsione.
Il DVD dell’opera è facilmente reperibile sul mercato e la sua visione è particolarmente raccomandabile a chi ama il cinema, a chi apprezza il bianco e nero (molto prezioso) e anche a chi ancora oggi vorrebbe ripristinare i manicomi!
*Sull’applicazione del codice Hays vigilavano, mobilitando i propri iscritti fanatici, agguerriti movimenti ultra-conservatori che miravano a introdurre la censura governativa sul cinema, non ritenendo sufficiente l’autoregolamentazione dei produttori!
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