Regia di Tim Burton vedi scheda film
Un bambino può essere attratto dalla luce, come dal buio; anzi, talvolta, le sue solitarie fantasie si proiettano più agevolmente su uno schermo nero (e quindi neutro e vuoto) che non sul variopinto scenario di un paesaggio assolato. Vincent sogna i fantasmi e gli zombie, ossia gli abitanti del regno della morte, come tanti suoi coetanei vagheggiano l'incontro con supereroi o extraterrestri: anch'essi dotati di poteri straordinari, e non necessariamente orientati al bene. Il fantastico si colloca, per definizione, sempre al di fuori della realtà visibile, è sempre circondato di mistero, e, il più delle volte, ha in sé un quid di mostruoso e di maligno che ne accresce il fascino, solleticando il gusto della sfida. Può variare la sua coloritura estetica, a seconda delle fonti usate per alimentare l'immaginazione: se i fumetti e la tv producono in serie pupazzi di carta e robot plastificati, la letteratura classica ed il cinema d'autore disegnano invece, nella mente, le sfumate ombre di creature a metà strada tra l'umano e il divino, tra il mistico e il fantascientifico, la cui presenza indefinita ed evanescente può essere messa a fuoco solo nel silenzio della meditazione personale, al riparo dal chiasso mediatico del mondo. Il giovane protagonista di questo cortometraggio ha per modelli Vincent Price ed Edgar Allan Poe e per questo è incline a cogliere, dell'ambiente circostante, non tanto la radiosa superficie (l'aiuola fiorita del giardino), quanto l'oscura profondità nascosta (la terra che racchiude una sepolta viva). Essere condannato, per predisposizione naturale, a guardare oltre, è causa di infinita angoscia: la normalità della vita risulta infatti, per chi è affetto da questo anomalo talento, come un'apparenza rumorosa e confusa, che sfrontatamente sovrasta l'anima vera delle cose. Vincent è il tipico genio infelice, non perché incompreso dalla maggioranza, ma perché stordito da un coro di voci fasulle che niente e nessuno riesce a tacitare. La verità sta sempre sotto, nei recessi nel pensiero, negli abissi dell'inferno e nelle discariche del mondo e – Tim Burton ce lo insegna, ne La sposa cadavere o in Ed Wood - non c'è nulla di più bello e giocoso che farla emergere dal fondo e farla danzare al chiarore della luna.
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