Regia di Juan Piquer Simón vedi scheda film
Progetto, sulla carta folle, che guarda al Superman di Richard Donner, uscito l'anno prima, e tenta di riproporne atmosfere e tematiche in salsa ispanica, miscelando il tutto a contenuti da cartoons stile He-Man (uscirà qualche anno dopo) e la fantascienza spaziale alla Star Wars (abbiamo astronavi e dischi volanti). Protagonista è il nostro Micheal Coby (pseudonimo di Antonio Cantafora), uno dei Terence Hill apocrifi della cinematografica nostrana (si vedano i due western della serie Carambola), che si trasforma in super-eroe proferendo, in direzione di uno speciale orologio, la frase: "che le supreme forze delle nove galassie siano con me!". Invulnerabile a ogni arma nonché extraterrestre, lo vediamo spogliarsi delle vesti di copertura di agente investigativo per materializzarsi in un assurdo vestito rosso sgargiante frutto dell'incontro tra quello di Superman e quello di Batman. Pugno alzato al cielo, Supersonic prende a svolazzare nello spazio (dove ci sono rumori di ogni sorta) e sopra New York, alla maniera di Christopher Reeve nel campione di incassi dell'anno precedente. Juan Piquer, regista spagnolo specializzato nella direzione di prodotti di genere (in particolare horror), mostra il suo eroe con la classica sovrapposizione di immagini, ottenute per effetto del montaggio dell'immagine di Coby sospeso e inondato dai ventilatori e le riprese aeree di New York. La resa è posticcia ma, tutto sommato passabile. Nonostante il modesto budget, il film è altamente pirotecnico e sfoggia una coloratissima fotografia impreziosita da scenografie interne assai esilaranti e pittoresche. Purtroppo manca del tutto la sceneggiatura. Piquer, coadiuvato dallo sconosciuto Sebastian Moi, concepisce un plot da cartone animato (con tanto di grasse risate del cattivo di turno), pieno zeppo di buchi di sceneggiatura, che vede una sorta di Lex Luthor (interpretato dalla decaduta star hollywoodiana Cameron Mitchell) pronto a impossessarsi del mondo grazie all'utilizzo di una speciale arma capace di distruggere isole e interi quartieri alla semplice pressione di un bottone. Autentico genio del male, l'uomo si avvale di un esercito personale (equipaggiato misteriosamente di fucili laser) e di un robottone fornito di lanciafiamme e gas narcotici che anticipa di anni i robottoni di Robocop e Dredd ma che non si sa da dove salti fuori ("ma che carnevalata è questa?" commenta lo scienziato nucleare destinato a finire sotto la prigionia del cattivone). Tra i suoi scagnozzi, si riconosce l'immancabile caratteristica spagnolo Frank Brana, ovviamente nei panni di un manigoldo.
Il ritmo è molto buono e l'azione non manca (molte scazzottate in stile sorrisi e cazzotti con rallenty messi a casaccio). Brutta la parte finale, decisamente fracassona con inserti, disseminati in tutta la pellicola, da comico trash che dimostrano la scarsa convinzione di Piquer nel progetto. Così vediamo un barbone ubriacone che parla con accento anglo-siciliano che finirà per essere addotto dagli alieni in luogo di Supersonic oppure una coppia di manigoldi che tartagliano ripetendo di continuo "pipì" o "pupù" per articolare parole che iniziano con tali lettere. Assurdo inoltre il potere di Supersonic di trasformare le pistole dei nemici in banane.
Insomma, un bel frullatone solo in piccola parte riuscito, con cadute trash memorabili e un montaggio sonoro imbarazzante, con tanto di colonna sonora sparata spesso e volentieri senza senso. Da sottolineare il brano montato sui titoli di apertura, un autentico cult della discomusic di fine anni settanta che porta la firma di Dee Dee Jackson: "Meteor Man".
Pellicola dunque assurda, eppur coraggiosa. Gli assegnamo una stella in più sia per la discreta regia che per lo sforzo negli effetti speciali (modellini, effetti visivi montati in post produzione, sovrapposizioni di immagini ed esplosioni a go go). Idiota a livello di storia.
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