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La storia del fornaretto di Venezia

Regia di Giacinto Solito vedi scheda film

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La recensione su La storia del fornaretto di Venezia

di mm40
4 stelle

Sedicesimo secolo, Venezia. Un povero fornaio viene accusato ingiustamente di un omicidio. Il mandante dell'assassinio conosce bene la verità, ma tace, pur tormentato dai sensi di colpa. La situazione si sconvolgerà soltanto in extremis, a un passo dall'esecuzione.

 

La storia de Il fornaretto di Venezia (questo il vero titolo della pellicola) è l'opera seconda di Giacinto Solito e arriva a 13 anni dal debutto del regista con Fascino (1939). Già questa discontinuità spiega molto dell'artista, che ha lavorato più spesso come montatore (fino alla fine degli anni Sessanta ricoprirà questo ruolo) e che ha cominciato come assistente di Blasetti per 1860, nel 1934 (e anche qui era suo il montaggio); il film è scritto e confezionato con sufficiente perizia, ma - anche per una certa impostazione teatrale della messa in scena - in un cinema dinamico e verista come era quello italiano del 1952, certo poteva risultare soltanto un passo indietro, uno sguardo verso ciò che sul grande schermo scorreva prima della seconda guerra mondiale e che sembrava ormai lontanissimo. Quella del povero fornaretto, condannato a morte per un crimine mai commesso, è un'antica leggenda veneziana immortalata da un racconto ottocentesco di Francesco Dall'Ongaro; nei titoli di testa del film però non compare alcun riferimento a tutto ciò, limitandosi gli autori a segnalare che il soggetto è opera di Luciano Doria e la sceneggiatura di Arpad DeRiso e di Vana Arnould. Il cast annovera fra gli altri Arnoldo Foà, Paolo Carlini, Mariella Lotti, Doris Duranti, Attilio Dottesio, Marco Vicario, Stanis Cappello, Renato Chiantoni e anche il futuro regista di z-movies Sergio Bergonzelli; al di là della curiosa idea di addolcire la novella inserendo un inaspettato lieto fine, poco rimane di questa versione del Fornaretto, peraltro nè la prima (fin dal 1907, con la regia di Mario Caserini, il cinema nostrano se ne era occupato; la più celebre era però quella di Duilio Coletti del 1939), nè l'ultima (solo una decina di anni più tardi tornerà in sala con Duccio Tessari, anche qui con esiti leggermente migliori). Solito girerà altri due lavori, Mattino di primavera (del 1957) e La Gioconda (del 1958). 4/10.

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