Regia di Franco Daniele vedi scheda film
Coppia borghese in crisi: lui si scopre impotente, lei troppo bisognosa di sesso per resistere alle tentazioni. Quando tutto sembrerà irreparabilmente corrotto, le cose invece subiranno un contraccolpo.
L'unico precedente ufficiale nel mondo del cinema per Franco Daniele è la partecipazione alla sceneggiatura del semisconosciuto Mia moglie, un corpo per l'amore, uscito nel 1973 per la regia di Mario Imperoli. Ecco che l'anno seguente il Nostro esordisce dietro la macchina da presa e firma da solo il copione per questo Seduzione coniugale, piatto e banale già dal titolo, un filmetto vagamente erotico che pretenderebbe di scandagliare la sessualità medioborghese contemporanea come se questo argomento avesse un qualche appeal, potesse suscitare grandi interrogativi. Tutto mediocre in questo filmetto che finirà per rivelarsi opera prima e ultima di Daniele, non disastroso come regista, ma costretto dal budget infimo a fare quel che può per non precipitare nella serie Z; diciamo però che in serie D - quella che nel calcio si intendeva come 'campionato dilettanti' - ci si arriva benissimo. Rosemarie Lindt e Gabriele Tinti sono i due protagonisti: nomi di limitata notorietà, sono anche quelli di maggior spessore nel cast; l'unico altro interprete accreditato sui titoli di testa è "il piccolo Davide Mastrogiovanni", che aveva esordito nel deamicisiano Cuore di Romano Scavolini l'anno precedente e che dopo questa prova, anche lui, scomparirà dal set. Negli anni Settanta casi come quello di Seduzione coniugale erano all'ordine del giorno: la produzione cinematografica nostrana aveva raggiunto un tale livello quantitativo e tali meccanismi di produzione in stile catena di montaggio, che si poteva permettere anche il debutto di parecchi mestieranti non particolarmente portati per la settima arte: a conti fatti, quei tempi vanno comunque rimpianti. 2/10.
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