Regia di Paul Michael Glaser vedi scheda film
In un futuro utopico, Ben Richards fa l'errore di non obbedire agli ordini dei suoi superiori e viene imprigionato. Dopo l'evasione, il conduttore di un gioco a premi, intravede le sue potenzialità e lo vuole per il suo show "L'uomo in fuga". Da un grandioso racconto di King, una pellicola che nel complesso funziona e avvince.
Tratto dal racconto L'uomo in fuga di Richard Bachman (pseudonimo di Stephen King), questo film ne ripropone l'idea essenziale, pur stravolgendo la storia del protagonista che nel romanzo aveva radici più drammatiche e funzionali alla resa psicologica finale. Uno dei motivi, mi vien da supporre, potrebbe esser dato dalla necessità di conciliare il personaggio letterario con il protagonista, Arnold Schwarzenegger, totalmente inespressivo e incolore. Lo stesso, infatti, è uno dei punti deboli della pellicola (pur essendo anche l'unico nome di punta del cast), insieme alla bellona insipida Maria Conchita Alonso e si adatta meglio al personaggio del film che a quello del racconto, proprio per il suo impatto drammatico, pari a quello di una pinzatrice elettrica. È un peccato, perché la pellicola funziona discretamente bene, è avvincente e ben calibrata nei tempi; soffre soltanto per l'assenza di caratterizzazione psicologica e - nella versione italiana - per un doppiaggio osceno.
Nel complesso mi sento di consigliarla, il soggetto è tanto bello che val comunque la pena, malgrado gli attori scadenti.
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