Regia di Alberto Lattuada vedi scheda film
Alla faccia dell'amicizia. Fine, non viene in mente altro, al termine della visione di questo film: centodieci minuti di una piatta storia di adulterio dichiaratamente femministeggiante. Già dal titolo si capisce che si sta parlando al femminile, già dalle prime scene si intuisce che la pellicola non farà altro che rivendicare il ruolo della donna come conquistatrice, tutt'altro che, come ormai in maniera obsoleta inteso, vittima e sottomessa. Ma siamo nel 1969 e tutto ciò non è più una novità: la sceneggiatura firmata dal regista e da Alberto Silvestri e Franco Verucci, da un soggetto di Giovanna Gagliardo e del produttore Mario Cecchi Gori, nasce sorpassata, inattuale, ormai ridondante. Anche l'idea di affidare il ruolo da protagonista a Lisa Gastoni, esperta di simili figure di donne fatali e determinate, non è molto originale: ma perlomeno si può definire perfettamente in parte; fra gli altri interpreti ci sono il sempre piacevole Jean Sorel e altri divi del calibro di Gabriele Ferzetti, Ray Lovelock, Elsa Martinelli e Frank Wolff (in quel periodo quotatissimo nel genere western e appena uscito dall'avventura di C'era una volta il west). L'amica è sicuramente un prodotto figlio del suo tempo: ricorda qualcosa a cavallo fra il primo, psicologico approccio alla lettura della società contemporanea di un Salvatore Samperi (Grazie zia, mica per caso con protagonista la Gastoni, l'anno precedente) e l'imminente invasione del cinema pruriginoso, incastonato di turbe adolescenziali fino all'implosione nel trash di un Mauro Ivaldi (per assonanza, quantomeno, L'amica di mia madre, del 1975). Va infine ricordato che si tratta di un film girato malvolentieri da Lattuada, che non gradì l'imposizione della produzione di ambientare la storia negli ambienti dell'alta borghesia. 4/10.
Moglie benestante, tradita dal marito con l'amica, si vendica seducendo a sua volta il marito dell'amica, nonchè il figlio e un altro amico della donna.
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