Regia di Gianni Puccini vedi scheda film
Vita quotidiana di un impiegatuccio scapolo: abita con la sorella zitella, è assillato da un collega scroccone, legge romanzetti gialli e sogna di essere un celebre scrittore; ma la sua routine viene sconvolta dall’arrivo di una severa ispettrice (irriconoscibile Eleonora Rossi Drago, con capelli neri e occhiali spessi), che impone una decisa modernizzazione e minaccia di far licenziare chi non si adegua. Il film si colloca nella linea Le miserie del signor Travet - Il cappotto - Policarpo ufficiale di scrittura, che poi approderà all’aperta satira di Fantozzi; qui ci si limita ancora a un bozzettismo gradevole, senza troppe cattiverie. Le scene oniriche rinviano evidentemente a Sogni proibiti, con una biondissima Anna Maria Ferrero che fa la Virginia Mayo nostrana; però esibiscono un’inventiva fin troppo sbrigliata (gangster, indiani e soldati giapponesi mescolati insieme nella stessa sequenza), e sono la parte più debole. Il finale non realizza la svolta sentimentale verso cui ci si stava avviando, ma è meglio così: si resta sospesi in un’atmosfera limbale, fra realtà e fantasia. La vita è un sogno o i sogni aiutano a vivere? A Marzullo l’ardua sentenza.
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