Regia di Irvin Kershner vedi scheda film
Gocce di dottrina filosofica taoista, richiami alle avventure di Re Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda e trovate decisamente spettacolari.
La prosecuzione di Guerre stellari è orchestrata da Irvin Kershner, ma sempre, ovviamente, supervisionata dal creatore George Lucas, che firma il soggetto sceneggiato da Leigh Brackett e Lawrence Kasdan. Si approfondiscono le psicologie dei personaggi già noti, e ne vengono introdotti di nuovi: spiccano Lando Calrissian (Billy Dee Williams), un contrabbandiere vecchio amico del pilota Ian Solo (Harrison Ford) sul quale però lo stesso Solo ha – non a torto – più di una riserva, e Yoda (mosso e doppiato da Frank Oz, che per anni aveva collaborato col Muppet Show), anziano maestro Jedi che accetta di allenare il deciso Luke Skywalker (Mark Hamill) al combattimento e alla sicura padronanza della Forza. L'aura leggendaria che circonda l'archetipo rimane imbattuta, benché questo secondo segmento della serie ne agganci l'identico senso del meraviglioso e del misticheggiante, tra gocce di dottrina filosofica taoista (lo scontro bene-male), richiami alle avventure di Re Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda e trovate decisamente spettacolari (l'ormeggio nell'interno dell'asteroide). Ma L'Impero colpisce ancora è soprattutto la devastante rivelazione finale – "Io sono tuo padre!" – di Dart Fener (David Prowse) allo sbigottito Luke: una svolta imprevedibile, grazie a cui l'intreccio è traghettato verso un orizzonte più "adulto" e meno naïf.
È il film della saga che introduce la famosa Imperial March, composta da John Williams.
♥ Film OTTIMO (8) — Bollino VERDE
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