Regia di Irvin Kershner vedi scheda film
Piena d’entusiasmo per la visione piacevole del primo capitolo della saga, ho intrapreso la visone di questo secondo ma, l’insoddisfazione, ha preso piede da subito. Già dalle prime sequenze, dall’ambientazione che si stende davanti ai nostri occhi, si denota qualche mancanza e, per tutta la durata, questo cruccio è stato come un tarlo persistente. Si scurisce la fotografia e si sviluppano più profondamente i personaggi, si scopre l’identità di Dart Fener e c’è la famosa dichiarazione della principessa Leila a Ian: lei gli dice <<Ti amo>> lui risponde <<Lo so>> (Ah gli uomini!), ed entra in scena Yoda, il maestro Jedi, direi la vera ed unica attrazione dell'intera pellicola. Li dove i dialoghi restano solidi e semplicemente comprensibili, cambiano le scenografie e anche quelle che restano uguali sembrano diverse. Intatta la bellezza della colonna sonora e più prevedibile il finale che si anticipa nelle menti di chi guarda perspicacemente. Quando compaiono i titoli di coda, il cruccio si scioglie: è cambiato il regista! Non abbiamo seguito l’occhio di George Lucas (come nel precedente) ma quello di Irvin Kershner che tinge tutto di scuro, forse, mi sono detta, per la permanente presenza del male che domina ogni minuto (o quasi) dell’intero film. Forse. Sarebbe una giustificazione più che valida ma confutabile. Inoltre, informandomi, ho scoperto che nel prossimo si cambia ancora, bene! Avrei preferito che fossero seguiti dallo stesso occhio, come ogni saga dovrebbe essere, perché non basta che la penna sia tenuta sempre dalla stessa mano, è necessario anche che sia lo stesso occhio a dare forma alle parole scritte.
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