Regia di Claudio Risi vedi scheda film
Come qualmente a suon di pugni si può evitare di cadere nella spirale della droga.
Film crudo sulla vita squallida delle periferie urbane (qui è Roma, come capita spesso nel nostro cinema, ma potrebbe essere qualsiasi altra periferia), epigono di quel nuovo neorealismo inaugurato da Mery per sempre, diretto da Marco Risi, fratello del regista di Pugni di rabbia.
I luoghi comuni sono molti e il sottobosco della scena pugilistica è già stato visto in tante pellicole americane, ma bisogna riconoscere a Claudio Risi la capacità di proporre problemi reali, come quello della violenza o quello del consumo di droghe, con le connesse trappole tese da chi ne fa commercio, sulle spalle dei tossicodipendenti. Lo sport - in questo caso la boxe - è una via di fuga dalle insidie tese dalla strada, come testimonia la mamma che accompagna il figlio adolescente alla palestra, ma come attestano anche i buoni consigli che l'allenatore dà al protagonista.
Quest'ultimo ha la faccia adatta (anche se un fisico poco idoneo all'attività atletica) di Ricky Memphis, che il nostro cinema avrebbe forse potuto sfruttare un po' meglio.
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