Regia di Maurizio Lucidi vedi scheda film
Seconda guerra mondiale. Un manipolo di intrepidi soldati inglesi si incarica di recuperare il relitto di un aereo britannico catturato dai tedeschi e trasportato sulle coste norvegesi. I nazisti, chiaramente, non renderanno affatto facile la missione.
Guerra, controspionaggio, azione, tensione: gli ingredienti sono i soliti per questo tipo di film e solo la buona confezione e la regia sufficientemente abile (e agile) dell'ex montatore Maurizio Lucidi permettono di portare a casa un risultato superiore alla media - bassissima, normalmente - per lavori 'di genere' di siffatto stampo. La principale curiosità relativa a Probabilità zero è legata alla sua scrittura; il soggetto è infatti a opera del giovane Dario Argento, che fra pochi mesi esordirà con gran clamore dietro la macchina da presa; sua è anche la sceneggiatura, firmata però insieme a Lucidi, a Giuseppe Mangione e a Vittorio Vighi. Sebbene il nome del futuro regista di Profondo rosso possa sembrare qui fuori contesto, si consideri però che la produzione è di Salvatore Argento, suo padre; una produzione peraltro di livello medio-alto, che consente di disporre del lavoro di Aldo Tonti (fotografia), Carlo Rustichelli e Bruno Nicolai (musiche e direzione delle stesse), con un aiuto-regista come Aldo Lado, che di lì a poco debutterà 'in solitaria' a sua volta, curiosamente, anch'egli nel thriller (La corta notte delle bambole di vetro, 1971). La pecca sostanziale sta invece nel cast, sciapo e con al suo centro il monoespressivo Henry Silva; d'altronde il resto degli interpreti (Riccardo Salvino, Luigi Cesellato, Pietro Martellanza, Fulvio Mingozzi, Franco Giornelli e via dicendo) non è certo in grado di richiamare pubblico. Dopo una manciata di titoli fra peplum e western all'italiana, Lucidi approda così - una tantum - al filone bellico; non gli andrà benissimo e ripiegherà su altri generi, commedia compresa, fino a inserirsi nell'ambiente tv negli anni Novanta. 3/10.
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