Regia di Nico D'Alessandria vedi scheda film
Sulla scorta della lezione di cinema pasoliniana, il primo lungometraggio di Nico D'Alessandria è una discesa negli inferi del quotidiano di Gerry (Sperandini), tossicodipendente con problemi psichici, girovago, accattone, parassita, folle con la faccia da vichingo e la vocazione alla dromomania. Quello di Nico D'Alessandria è un anti-cinema a costo irrisorio, girato in bianco e nero e con un doppiaggio perennemente fuori registro, nel quale la potenza dello spettacolo sta tutta nella tragica autenticità del protagonista, un 32enne antieroe postmoderno che interpreta sé stesso mentre caracolla senza meta negli scorci più suggestivi eppure fotografati senza alcun effetto calligrafico della città eterna. Cinema radicale senza pretese intellettuali, un gioiello dell'underground nazionale puntellato dalla musica acida e penetrante delle chitarre di Al Lunati, Carlo Giugni e Tan-Zero e dal repertorio più visionario di Ummagumma dei Pink Floyd.
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