Regia di Hector Babenco vedi scheda film
Fermo nel tempo, potentissimo a livello visivo sconvolgente e coraggioso primo film di Hector Babenco che nonostante gli anni continua ad essere durissimo da guardare per l’incredibile capacità di rappresentare l’infanzia disumana dei rapurinos di San Paolo. Il piccolo protagonista di dieci anni appena ci viene presentato all’inizio del film insieme al luogo d’azione: Fernando vive veramente di piccoli furti ma la legge del più debole che da l’occhiello al titolo prevede che in Brasile non c’è persecuzione legale prima dei diciotto anni compiuti, questo presupposto ci introduce al film vero, come se Pixote (si pronuncia Piscioci) diventasse il doppio di Fernando all’interno del riformatorio dove la storia ha inizio; rimane impressa l’espressione innocente del suo viso graffiato di sangue ed i suoi occhi sbigottiti dalla epsperienza che sta vivendo, sono i nostri occhi. Questa lunga prima parte è ricca di episodi e di incontri che scandiscono le giornate di Pixote : gli abusi del direttore e dei poliziotti in contrasto con i burocrati sempre più incapaci di gestire la crescente delinquenza minorile, la visita del nonno al quale Pixote chiede notizie della madre che non ha mai conosciuto, gli sballi inalando colla, i giochi da banditi che organizza con i sui nuovi amici tra cui spiccano il mulatto Dito (Gito) il femminiello Lilica e il cantante Roberto “pè di lata” (gamba di ferro) che ha una gamba artificiale. In seguito all’ennesimo abuso sessuale i ragazzi organizzano una fuga di massa appiccando i materassi ma Roberto all’ultimo rinuncia affermando “la fuori per me è molto peggio”. La baby gang entra in azione per le strade di San Paolo rubando, spacciando, uccidendo fino a diventare i protettori di una esperta puttana di alto bordo interpretata da una grande attrice brasiliana Marilla Pera. La donna ha appena abortito si presume senza alcun aiuto tanto è vero che il feto giace in un secchio accanto al water , è consapevole della difficoltà che incontrerebbe nell’allevare un figlio. Pixote intravede in lei una figura materna ma il suo destino come quello di tanti ragazzi è di tornare sulla strada e vivere giorno per giorno senza una guida. Il piccolo Fernando torna quindi alla vita che ha preceduto il film che parla di questa vita in cui l’innocenza non è prevista e la violenza è un valore essenziale per la sopravvivenza non a caso Fernando verrà ucciso durante una rapina pochi mesi dopo aver compiuto i 18 anni ed il film resterà per sempre il manifesto di tutti i ragazzi che come lui non hanno mai sentito il calore di una madre e la gioia della gioventù. La visione è consigliata a chi pensa che il cinema sia anche un mezzo per rappresentare la realtà che viviamo e riflettere sulle contraddizioni di questo bizzarro mondo, gli altri vadano tranquillamente a vedersi Natale a Rio o Vacanze in India.
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