Regia di Pietro Germi vedi scheda film
Non è sicuramente uno dei migliori film di Germi, ma le stroncature cui generalmente il film è stato sottoposto sono esagerate. Certo, cambia nettamente la prospettiva rispetto alle opere immediatamente precedenti del regista genovese: Divorzio all'italiana, Sedotta e abbandonata e Signore & signori. In confronto a questi, l'ottica si sposta dal coro al solista (il protagonista è il primo violino di un'orchestra), dall'abbozzo di satira sociale attraverso la visione di una pluralità di personaggi e di caratteri al ritratto di un singolo, sul quale si accentra l'attenzione del regista e quindi degli spettatori. Per di più, mentre in Divorzio all'italiana (a suo modo un film epocale), e poi nei suoi epigoni, il ruolo di protagonista è affidato ad un attore "serio" (vedi Mastroianni) messo in una situazione comica, qui Germi adotta un procedimento inverso, adattando un interprete comico come Tognazzi ad una parte seria. E che L'immorale sia soprattutto un ritratto lo testimonia il fatto che tra i personaggi del film, fatta eccezione per il protagonista, restano impressi soltanto il prete quasi anticonformista recitato da Gigi Ballista e la seconda amante Marisa (Stefania Sandrelli), l'unica che tenta di violare il ménage tenuto in piedi da quest'uomo che, se immorale dev'essere considerato, lo è solo in quanto non si conforma alla morale comune, perché in realtà Sergio vuole bene alle tre donne e ai figli avuti da loro, lavorando come un matto per non far loro mancare niente, sia dal punto di vista economico che da quello affettivo. Fino alla morte.
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