Regia di Joseph L. Mankiewicz vedi scheda film
Forse il senso del film è dato proprio dal cambio radicale del finale rispetto a quello del libro, cambio che stravolge le apparenze e rimette tutto in discussione: se l'americano non è una spia, il rivale in amore che ne favorisce l'uccisione "diventa" colpevole e deve pentirsene, anche se l'aveva fatto in buona fede: scopre dopo che la fede non era buona, bensì dettata da gelosia; con tutta una serie di ribaltamenti improvvisi ai limiti dell'assurdo o del beffardo, secondo il gusto del regista. Ognuno mente, e diffida degli altri (tranne i due giovani innamorati; ma la storia non è la loro). Ma questo ha senso solo per chi conosce bene il libro e la sua tesi contro l'imperialismo americano; comunque la storia non si regge più, e non si spiega l'accanimento dei comunisti contro un innocente ingenuo altruista americano, se non come anticomunismo di maniera che li presenta come cattivi senza motivo, opposto degli americani buoni disinteressati. O anche questo fa parte del gioco? Tanto più che un pubblico americano non poteva accettare l'idea che un generoso americano, per giunta interpretato da Audie Murphy, eroe in guerra e poi interprete di altri personaggi eroici nel cinema, fosse qui un cinico traditore che provoca stragi di innocenti.
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