Regia di Arthur Crabtree vedi scheda film
Modesto thriller dalle enorme potenzialità, reso piuttosto lento e poco coinvolgente a causa di una regia televisiva e una produzione fortemente autocensurata.
Interessante sceneggiatura mal trasposta sullo schermo per via di una regia anonima e di una produzione che mai osa affrontare apertamente il tema horror, spesso -in quegli anni- solo proposto da titoli evocativi e da splendidi manifesti cinematografici. Confezione decorosa, insomma, ma priva di contenuto pur presente a livello subliminale nel duplice ruolo dello scrittore/mesmerista. Finale sbrigativo all'interno del Luna Park in grado di dare il colpo di (dis)grazia a una pellicola mediocre e trascurabile, pur se dalle enormi potenzialità.
Ripropongo la recensione pubblicata su Il davinotti per un film che, a mio parere, non merita d'essere rivisto in tempi brevi. Opera che è tornata alla memoria a seguito della lettura di una storia a fumetti pubblicata su Terror gigante n. 44 (giugno 1973), dal significativo titolo Il museo degli orrori. Ancora una volta, gli sceneggiatori al servizio della Ediperiodici prendono palesemente spunto (plagiandone il contenuto in totale violazione del copyright) da un film horror sin nei minimi dettagli: qui si recuperano le idee alla base dei mortali meccanismi adottati dallo scrittore omicida (ad esempio il binocolo trappola, con punteruoli a scatto che trafiggono gli occhi. Peraltro arma utilizzata veramente negli anni '30 da uno stalliere che uccise così la sua ragazza) e in linea di massima il fumetto -molto ben scritto, disegnato e più interessante del film- segue fedelmente la sceneggiatura de Gli orrori del museo nero, per poi concludere con un coup de théâtre più originale e riuscito.
"I delitti dell’estrema civiltà sono certamente più atroci che quelli dell’estrema barbarie." (Jules-Amédée Barbey d’Aurevilly)
F.P. 15/12/2019
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