Regia di Archie Mayo vedi scheda film
Siamo all'ennesimo capitolo – il penultimo, a conti fatti – della serie di pellicole con protagonisti i fratelli, da un po' di tempo rimasti in tre: Groucho, Chico e Harpo. La farsa si ripete un po' stancamente e lo si nota fin da subito, ma i classici punti di forza di questo tipo di film compaiono comunque tutti: numeri musicali, battute fulminanti, una storia d'amore di contorno, un pizzico di avventura e, per l'occasione, anche un contesto esotico per quanto debitamente sgangherato (la Casablanca del titolo). Anche quando riportano in scena qualcosa di fondamentalmente già visto e rivisto, i fratelli Marx riescono sempre a divertire e non c'è un solo secondo di noia nell'ora e mezza di durata del lavoro; in questo capitolo a esaltarsi maggiormente è forse Harpo, al centro di una folta serie di gag mute e slapstick perfettamente nel suo stile. La sceneggiatura reca le firme di Joseph Fields e Roland Kibbee, mentre dietro la macchina da presa c'è l'esperto Archie Mayo, con tre decenni di carriera registica alle spalle. Il risultato è compatto dal punto di vista della tenuta narrativa, nonsense quanto basta per scatenare l'umorismo dei tre protagonisti e confezionato in modo convincente: che altro domandare? Una notte a Casablanca arriva a cinque anni di distanza da Il bazar delle follie (1941) e altri tre anni dovranno trascorrere prima che Groucho, Chico e Harpo si rincontrino sul set di Una notte sui tetti (1949): oramai per muovere l'interesse dei fratelli Marx occorreva un progetto degno di nota ed economicamente vantaggioso. 6/10.
I direttori dell'hotel Casablanca cadono come mosche. Almeno finché non arriva il signor Kornblow che, affiancato da due sgangherati assistenti, sgomina la banda nazista che si nascondeva nell'hotel e ne recupera il prezioso tesoro trafugato qualche anno prima.
(Re-visione 19/1/22)
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