Regia di Tobe Hooper vedi scheda film
Film di puro e semplice sfruttamento del culto nato e cresciuto in dodici anni attorno all'esordio cinematografico di Tobe Hooper. L'unico vero punto di contatto con il Non aprite quella porta originale è proprio la regia dello stesso Hooper. Per il resto, però, le novità introdotte vanno tutte a deludere gli ammiratori del film del 1974. All'inizio, qualche speranza la suscita la trasformazione degli assassini in aspiranti capitalisti dell'epoca reaganiana, avendo essi trasformato la loro attività criminale in un business (nel primo film gestivano, almeno apparentemente, un distributore di benzina, peraltro scalcinatissimo e privo del carburante).
Il problema è che viene accentuata la demenza dei tre fratelli, viene creato un antro che funge da macelleria/cucina (dove peraltro i NAS non devono avere messo piede tanto spesso) per l'attività culinaria della famiglia, viene ripetuta stancamente la gag del nonno con il martello (una delle trovate più ironiche e divertenti del primo film), viene addirittura introdotto il personaggio della nonna, mentre lo spietato Leatherface, che nel Non aprite quella porta originario ammazzava senza tanto pensarci, è qui utilizzato per un'ennesima e patetica riproposizione della fiaba della bella e la bestia.
E così viene sprecata banalmente anche la presenza di Dennis Hopper, male utilizzato in un personaggio caricaturale ed inutile, costretto ad un duello di scherma a colpi di motosega.
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