Regia di Mauro Bolognini vedi scheda film
Chissà perché, in Italia, per fare un film che denunciava i soprusi – condotti soprattutto a danno dei cittadini ebrei – del regime sovietico, si è dovuto attendere che andasse al potere Gorbaciov. Che i nostri registi intellettuali di sinistra, nella seconda metà degli anni Ottanta, aspettassero ancora l’input da Mosca? O magari, il titolo di questo film rappresenta lo strappo definitivo di Bolognini dall’amato/odiato PCUS. Ma perché, allora, non farlo prima un film come Mosca addio, anziché attendere il riflusso gorbacioviano? Al di là, comunque, delle ragioni prettamente politiche (non si può non provare sdegno per l’odissea di Ida Nudel, perseguitata come ebrea, più che come scienziata, a conoscenza molto presunta di segreti di stato), il film è polveroso, fiacco, ingessato, totalmente privo d’ironia e sarcasmo, antidiluviano. Non si provano emozioni, non si palpita mai per le disavventure di una protagonista fagocitata dalla sua onusta interprete.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta