Regia di Robert Altman vedi scheda film
“You see, Cathryn? It was easy.”
“Go away! Go away! I killed you!”
“Not me, Cathryn. Not me.”
Una sera come molte altre, sola in casa, in attesa che il marito Hugh (René Auberjonois) rincasi da un incontro di lavoro, per Cathryn (Susannah York), scrittrice di racconti per bambini: la sua quiete viene spezzata da assillanti telefonate, sovrapposte a quella di un'amica, che la informano dei tradimenti del coniuge. La richiesta di spiegazioni a Hugh è quanto di più posato ci sia, ma la “visione” di un altro uomo al posto di lui la sconvolge, portandola alla necessità di trasferirsi temporaneamente in un tranquillo cottage nelle campagne irlandesi.
La radice dei mali della donna non è lo stress, né tantomeno l'inconsistente possibilità di un tradimento subìto: anche nel cottage, di punto in bianco, si fanno opprimenti le apparizioni dell'uomo, che si chiama(va) René (Marcel Bozzuffi) ed era un suo vecchio amante scomparso in un incidente aereo.
Se da un lato Cathryn sembra poter gestire questi fantomatici fenomeni, d'altro canto la sua situazione si complica alla visita prolungata dell'amico di famiglia Marcel (Hugh Millais), suo nuovo focoso amante, con tanto di figlia undicenne Susannah (Cathryn Harrison) a carico; la salute mentale di Cathryn è evidentemente compromessa, avvolta in una spirale di relazioni, reali e non, che lottano, si compensano, si sovrappongono. Incapace di discernerle, Cathryn prova a liberarsi con le maniere forti, ma anche i suoi gesti rimangono sospesi fra la realtà e l'immaginazione…
Anomala incursione nel thriller psicologico per Robert Altman, tanto più che nel '72 era ormai nel pieno dei suoi anni d'oro; ma “Images” è un film che ha voluto fortemente, al punto che lui stesso ne aveva redatto una sceneggiatura (a cui badava ben poco, poi, in fase di realizzazione, ma tant'è) ben cinque anni prima.
Altman dirige magistralmente, prodigandosi in zoomate e piani sequenza destabilizzanti, conferendo anche un bel ritmo ad un film in cui, essenzialmente, succede pochino sul piano narrativo, ma che vive di contrasti coinvolgenti, fra continui giochi di specchi e ribaltamenti di piani; a tal proposito, eccellente – va detto – l'apporto di una figura di altissimo livello come Vilmos Zsigmond (scomparso ora è poco, il 1° gennaio) alla fotografia, impeccabile nel raffigurare un'impalpabile e fascinosa Irlanda e nell'asettico bianco che domina diverse scene interne.
“Images” gravita intorno ad una bravissima Susannah York, convincente presenza pressoché in ogni scena, ma non sarebbe lo stesso film senza la colonna sonora di John Williams e gli effetti sonori (percussioni e vari strumenti cordofoni) del giapponese Stomu Yamashta; è fondamentale anche il lavoro di Graeme Clifford al montaggio, con la gemma finale dell'associazione fra l'acqua della doccia e la cascata.
Al di là dell'innegabile fascino meramente visivo, “Images” ha molto da offrire anche sul piano delle suggestioni: alcuni leitmotiv, come le parole fuori campo del racconto per ragazzi “In search of unicorns” (opera della stessa York, edita l'anno successivo) e la faticosa costruzione di un puzzle accompagnano l'inconscia materializzazione di fantasmi del passato, di incubi, addirittura del “doppio” di Cathryn stessa. Una maternità voluta, ma anch'essa solo immaginata, è forse il nodo della catena relazionale con più uomini: un amante è passato, un altro è fisico, attuale, ma quanto davvero? Il gioco di percezione è beffardamente accentuato dall'intreccio di nomi fra personaggi interpretati e attori: i nomi sono tutti scambiati, ma sono gli stessi.
Nonostante il premio ricevuto come miglior attrice protagonista dalla York a Cannes '72 (al netto di numerose altre nomination qua e là) e il budget addirittura inferiore al milione di dollari, “Images” fu un insuccesso clamoroso: la critica statunitense lo bocciò o lo ignorò direttamente; Altman, un nome che dopo “M.A.S.H.” cominciava ad essere di richiamo, passò oltre e nel giro di appena qualche prolifico mese (fra il '73 e il '74) diresse due film come “Gang” e “California Poker”. Ma “Images” è un gran film!
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