Regia di Robert Altman vedi scheda film
Una donna che non è in grado di distinguere la realtà dall’immaginazione (crede di ricevere telefonate e di vedere persone morte) va a trascorrere una vacanza in campagna col marito: forse finirà in tragedia, forse no. Film stranissimo, fra l’Antonioni dell’incomunicabilità, il Fellini di Giulietta degli spiriti e il Resnais di L’anno scorso a Marienbad, una vera anomalia nella produzione di Altman nonostante appartenga alla sua fase maggiore: a differenza di altre sue opere successive, che semplicemente peccano di manierismo, questa sembra essere volutamente ‘sbagliata’, fatta apposta per spiazzare lo spettatore, piantata come un corpo estraneo nel mezzo del discorso sull’America intrapreso con M.A.S.H. e proseguito per tutti gli anni ’70. Il risultato può irritare ma è indiscutibilmente affascinante, come per il successivo Quintet. E comunque ogni film che possa esibire gli occhi cerulei di Susannah York merita ipso facto di essere visto: questa opinione vuole essere anche un omaggio alla meravigliosa attrice inglese, scomparsa pochi giorni fa (e anche autrice del libro In search of unicorns, a cui il film è ispirato).
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