Regia di Marcello Aliprandi vedi scheda film
Morte in Vaticano, nonostante il titolo blando e ben poco convincente, appartiene alla parte 'nobile' della filmografia di Aliprandi, che per campare girò anche lavoretti insulsi (come Senza buccia) o di scarsa consistenza (come alcune serie tv). La cosa migliore del film è, a parte il cast che vede impegnati fra gli altri Terence Stamp, Fabrizio Bentivoglio e Gabriele Ferzetti, la volontà di indagare nella storia recente della Chiesa - i riferimenti a papa Luciani sono non evidenti, ma schiaccianti - finendo perfino per risultare profetico/apocalittico nel disegnare una figura di pontefice 'illuminato' che ha molti tratti sia di Giovanni Paolo II (in carica in quel momento) che del futuro Francesco (eletto nel 2013). Ma tralasciando le ipotesi e guardando ai fatti concreti, la sceneggiatura del regista e di Lucio Battistrada, Alberto Fioretti, Enzo Gallo e Pedro Mario Herrero (a ricordarci la coproduzione italo-ispano-messicana) racconta con molta chiarezza una possibile versione di quanto accadde alle spalle di Giovanni Paolo I, il Papa che rimase in vita solamente un mese e che effettivamente poteva essere scomodo a molti per via delle sue posizioni anti-Marcinkus; il copione è in effetti tratto da un romanzo di Max Savigny e Maurice Serral che già rovistava nel (fanta?-)torbido vaticano. A parte ciò, della pellicola non rimane molto da dire: il ritmo è per lunghi tratti sonnolento e i personaggi risultano piuttosto stilizzati; non male le musiche di Pino Donaggio. 3/10.
Giovanni Clemente I è un papa pericoloso: appena eletto comincia a proclamare castità e povertà; in molti tramano dietro di lui e non giovano gli scontri con un teologo dalle idee altrettanto drastiche, suo vecchio amico che nel frattempo ha però voltato le spalle al nuovo pontefice.
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