Regia di Marcello Aliprandi vedi scheda film
Marcello Aliprandi è uno di quei registi sempre rimasti a metà del guado, mai esplosi e mai implosi. Al suo attivo, due film discreti (il fantascientifico La ragazza di latta e Corruzione al palazzo di giustizia da Betti), qualche robetta senza infamia e senza lode e questa trasposizione cinematografica di un romanzo spagnolo ispirato alla morte di Papa Luciani, episodio che ha scatenato parecchi film, saggi, romanzi o fantasie. Al di là del delirio narrativo e delle dietrologie di seconda mano (i complotti dei cardinali integralisti), il film veramente brutto perché la messinscena è di quarta categoria (le visioni del pretino sono a metà tra un fumetto e un b-movie, ma il massimo è la corsa al rallenty), la sceneggiatura è da rotocalco e la confusione regna involontariamente sovrana.
Più che un’occasione mancata (che comunque è, in fin dei conti), è un greve peccato di presunzione che affonda nella retorica e nella banalità, con un finale non soltanto prevedibile (ovviamente lo si aspetta dall’inizio) ma anche scontato in tutto e per tutto. A parte un acerbo Fabrizio Bentivoglio a cui, senza tanti giri di parole, non gliene può fregar de meno, c’è un Terence Stamp che gigioneggia alla grande (e come non si potrebbe alle prese col papa?).
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